VIGEZZO- 27-07-2025-- L'obbiettivo principale di oggi è festeggiare il nostro gruppo, ospiti di due cari amici nella splendida e ormai prosciugata Val Loana, ma, visto che siamo già “in zona”, perché non salire sulla vetta più alta e più vicina della valle?
GITA N. 188 O 24 – Cima della Laurasca
LUGLIO 2025
Dislivello: 1000 m. Tempo totale: 5 h 40’. Sviluppo: circa 12 km.
La giornata è splendida e l'invito di due cari amici in Val Loana non poteva essere più azzeccato. Tre professionisti della sanità e tre badanti certificate hanno il compito di mantenere in buone condizioni cinque anziani, fra i quali rientra il decano del gruppo che festeggerà un importantissimo recente compleanno. La quarta badante doc oggi si dedica alla cucina nella sua bellissima baita con la collaborazione del marito. I ritrovi sono a Masera e a Malesco per il caffè. Di qui si sale in Val Loana e si parcheggia a Fondo Li Gabbi, 1238.
In dolcissima salita, diretti a sud, raggiungiamo l'Alpe Loana, 1327, e passiamo sulla sinistra orografica del torrente fantasma a Le Fornaci, 1350. La mulattiera M14 inizia a salire e io seguo a debita distanza il folto gruppetto che inserisce subito le marce alte considerandosi, per ora, in una tappa di “avvicinamento”. Lo zaino è pesante e fa pure caldo.
Prima dell'Alpe Cortenuovo seguiamo un sentierino non segnalato sulla sinistra che ci fa perdere qualche decina di metri e poi risale a Cortevecchio, 1776, alpeggio tranquillo lontano dal traffico verso la Val Grande (quasi un'ora e tre quarti). Questo è il paradiso dove si festeggerà più tardi. Un solo anziano ha l'idea di fermarsi ad aiutare i padroni di casa. Lo zaino un po' alleggerito e la lunga pausa ristoratrice mi inducono a cambiare il saggio progetto iniziale di fermarmi anch'io. E così, sospinto dal decano sempre in forma e atteso, più avanti, da un forte anziano, oggi limitato da problemi di nuovi farmaci e relativi crampi, riparto.
Attraversiamo un primo pianoro, saliamo una breve scalinata e, dopo un secondo pianoro, ritroviamo il sentiero M14 appena sopra l'Alpe Scaredi. I giovani pimpanti sono poco avanti e il decano mi pungola: “Dai ch'ai catum!”, proprio dove inizia il tratto più ripido. Arriviamo al bivio per la Bocchetta di Cortechiuso e proseguiamo verso l'alto in direzione “Laurasca”.
In questo tratto il bel sentiero che ricordavo, seppure impervio, sta cedendo il suo modesto spazio alla vegetazione, dalla quale usciamo rapidamente. Una comoda catena, anche se non indispensabile, agevola pochi metri di discesa fino ad imboccare il sentiero M14d, nuovamente evidente. Qui il decano mette la freccia e accelera, mentre io proseguo con il mio passo da “vaca vegia” insieme ad un forte anziano che oggi, per la prima volta, fa un po' di fatica a causa di fastidiosi crampi.
Gli amici pazienti ci aspettano in vetta, 2195, (un'ora e mezza per i ritardatari), e qui si festeggiano due prime salite al Laurasca, il panorama spettacolare, la bella compagnia ed un sublime bianco della Provenza il cui peso è forse stato una delle cause dei crampi. In discesa alcuni passano dall'Alpe Scaredi, altri svoltano a destra un po' troppo presto e si inventano un nuovo percorso di discesa a Cortevecchio (un'ora e un quarto). Qui a tavola il tempo vola e scendiamo “un po'” sul tardi (un'ora e un quarto). Ci resta il tempo di celebrare gli ottant'anni dell'amico che mi disse, sotto sforzo, una frase che mi ha insegnato molto: “Dai ch'ai catum!”.
Gianpaolo Fabbri