ANZASCA-13-07-2025-- Tante volte ero salito al Colle del Turlo, anche da Alagna. L’ultima volta da queste parti era stata però dieci anni fa, con meta finale il Colle del Piccolo Altare. Quando si fa poca fatica si tende a dimenticare facilmente la lunghezza dell’escursione. E’ così che raccolgo con favore la proposta di un amico che, per vari motivi, non certo la fatica, al Turlo non era ancora arrivato.
Ho riscoperto la bellissima e infinita Val Quarazza, che pensavo fosse uno degli ultimi paradisi intatti per chi ama le proprie montagne. Anche qui è invece arrivata la mano “pesante” dell’homo idroelectricus, di fronte al quale l’homo più o meno sapiens sa ormai solo assumere posizioni di incosciente e pavida rassegnazione.
GITA N. 186 O 24 – Colle del Turlo
LUGLIO 2025
Dislivello: 1550 m. Tempo totale: 9 h 30’. Sviluppo: 26,3 km.
Il Colle del Turlo, 2738, prende nome da Türli, piccola porta in vallesano. Collega Valle Anzasca e Valsesia, Macugnaga con Alagna ed è uno splendido passaggio obbligato per il Tour del Monte Rosa e per la GTA. La bellissima mulattiera, ancora quasi intatta dall’Alpe Schena, 2005, al Colle, fu costruita negli anni venti del novecento dagli Alpini del Battaglione Intra, ma già nel tredicesimo secolo le popolazioni walser qui percorrevano un antico sentiero di origini medievali.
A una quota fra i 2100 e i 2150, a seconda che ci si fidi dei cartelli indicatori o delle cartine, all’Alpe Ratuligher, si trova il bellissimo bivacco voluto, insieme ad altri tre nell’Ossola, da Paolo Crosa Lenz quando presiedeva il Parco Veglia – Devero – Antrona. Il bivacco è dedicato a Emiliano Lanti, storico pastore della Val Quarazza. Ricordo che più di sessant’anni fa gli preparavo, quando era a valle, il caffè nel bar dei miei nonni in quel di Borca.
I ritrovi sono a Domo, Villa e Piedimulera per il caffè. Proseguiamo per Isella, 1225, e parcheggiamo, a caro prezzo in un giorno infrasettimanale, aldilà del ponte sull’Anza. Per nostra fortuna qualche nuvola velerà un po’ il sole torrido di questo periodo. La pioggia ci risparmierà per tutto il giorno e gli ombrelli rimarranno negli zaini. Oggi si ricostituisce la squadra standard con medico di servizio e quattro badanti collaudate. I tre anziani sono in una botte di ferro ed anche oggi io sono il decano.
Attraversiamo la frazione e andiamo ad imboccare la mulattiera per la Val Quarazza. Poco prima di Motta un breve e ripido taglio nel bosco ci riporta sulla strada sovrastante. Arriviamo al Lago delle Fate, 1309, sempre più “insabbiato”, anche se non c’è più, per ora, la lingua di sabbia in prossimità della diga che stava per toccare la sponda orientale.
Entriamo nella valle, quasi pianeggiante fino a Crocette, 1360, la “Città Morta” della vecchia miniera d’oro (tre quarti d’ora). Il letto del torrente reca i segni pesanti dell’ultima grande “buzza”. Qui c’è un rifugio del CAI di Piedimulera e una sorgente d’acqua fresca che sgorga dalla punta di una piccozza. Ci sono lavori in corso poco oltre. Il mio atroce sospetto si materializza: stanno costruendo una grossa centralina idroelettrica.
Lo si intuisce dal diametro dei tubi che stanno scaricando. Il tratto di valle fra Crocette e il rio che scende dai contrafforti orientali del Pizzo Bianco, cento metri più in alto, è già irrimediabilmente deturpato, proprio in prossimità delle splendide “caldaie”. Dal Pizzo è scesa la solita immane valanga di cui sfioriamo gli abbondanti residui.
L’Amministrazione di Macugnaga negli anni scorsi aveva resistito agli imprenditori di questo tipo di energia, cosiddetta “pulita”, ma con impatto ambientale devastante. E poi si dovrebbe chiedere ai torrenti che restano asciutti (vedi Val Moriana) se è proprio così pulita. Ma si sa, cambiano i tempi, cambiano le Amministrazioni e tutto può succedere. Certo che il pudore non esiste più!
Con il mio cinquanta per cento di sangue macugnaghese che ribolle seguo gli amici nel tratto ancora pianeggiante fino all’Alpe La Piana, 1613. Da qui a quel che resta dell’Alpe Schena, 2005, il sentiero a tornanti ha pendenze ancora morbide, ma diventa più faticoso e sempre “infinito”, come tutta questa meravigliosa valle. Arriva anche il sole.
Da Schena, con tratti ancora pianeggianti, percorriamo la bellissima mulattiera degli Alpini che prosegue fino al Colle del Turlo. Dopo due ore e mezza da Crocette siamo al Bivacco Emiliano Lanti. Come programmato, il decano si ferma per prudenza senile ed il medico per impegni a valle nel pomeriggio.
Affidiamo gli altri due anziani, che proseguono per il Colle del Turlo, alle quattro inossidabili badanti. Dopo uno spuntino al bivacco, il medico scende a valle mentre io mi incammino ancora verso l'alto per una tranquilla passeggiata digestiva, approfittando del riposo e delle dolci pendenze di questa vera mulattiera.
A quota 2350 mi incontro con i conquistatori del Turlo e scendiamo insieme al bivacco. Loro hanno impiegato un'ora e tre quarti per salire al Colle, calpestando anche un po’ di neve e lasciando i temporali in Valsesia, e un'ora e mezza per la discesa al Ratuligher. Il ritorno a Isella, lungo il percorso di salita, dura ancora tre ore. Una badante ha ancora la lucidità necessaria per riconoscere un raro esemplare di fiordaliso albino, probabilmente impallidito bruscamente nel vedere lo scempio della sua meravigliosa valle, a pochi passi dal suo prato natio.
Gianpaolo Fabbri