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TRASQUERA- 29-06-2025-- Estate 2015, con commento su chi dà giudizi sulla nostra attività escursionistica standosene seduto al bar. Dieci anni fa ero più polemico, ma invecchiare ha anche dei vantaggi (pochi!).

Bella escursione, anche divertente nel tratto finale, in parte attrezzato e da percorrere con attenzione. Il racconto delle nostre avventure vorrebbe solo essere uno spunto per gite in montagna, non per osservazioni fuori luogo, fatte al bar da persone “disinformate”. Speriamo di essere seguiti, da chi ne ha il tempo, con lo spirito giusto. Per il resto, dovrebbe sempre vigere la sacra regola di farsi, al meglio, gli affari propri.

GITA  N. 57

MONTE TEGGIOLO DA ALPE FRACCIA

   6 agosto 2015

Dislivello totale: 1150 m.  Tempo totale:  5 h 25'.

E' una splendida giornata, un po' troppo calda per la gita odierna, ma errare è umano e lo si capisce grazie al “senno di poi”. Alta partecipazione, propria delle uscite di agosto. Siamo in venti: ci sono belle signore e signorine, un giovane, pochi anziani lavoratori e il solito folto gruppo INPS.

E' presente anche una prestigiosa delegazione walser di Ornavasso.  I cani sono tre. Partiamo dalla zona dell'Alpe Fraccia, sopra Trasquera, a quota 1250. Percorreremo la via più diretta per il Monte Teggiolo, la cresta sud est. Parlare di cresta potrebbe sembrare presuntuoso, ma si tratta, nel nostro piccolo, di un percorso faticoso, sulla ripida dorsale fra Valle Cairasca e Valle Divedro, aereo e divertente nel tratto finale. Dal parcheggio prendiamo il bel sentiero sulla sinistra e, in un’ora e un quarto, raggiungiamo l'Alpe Agro Fuori, 1787.

Colazione e faticosa scorta d'acqua: dalla fontana ne sgorga solo un filo e per tre ore non ne troveremo più. Osserviamo la cappella, inaugurata nel 1931, con il simpatico mini campanile. Si riparte tenendosi sul versante della Val Divedro (sud) e, su sentiero scomodo e faticoso, si raggiunge, dopo un'ora, il filo della cresta, a quota 2100 circa. La ripida traccia, segnata, si mantiene in prevalenza a sinistra della dorsale.

Appena prima del tratto finale il caldo, la robusta costituzione e la fatica tradiscono la labrador Nena, collassata per un “colpo di calore”. Si riprende dopo un'abbondante bevuta e torna a valle scortata dalla padrona e da un amico. I superstiti della spedizione passano sul versante della Val Cairasca e, su terreno molto ripido ed un po' esposto, raggiungono la vetta del Monte Teggiolo, 2385, con l'aiuto di corde metalliche e catene sostituite di recente (meno di un’ora). Qui c'è un piccolo rifugio aperto, di quelli che ti possono salvare la vita. Ovini e caprini hanno lasciato ovunque odorose testimonianze. Lunga sosta per ricompattarsi, rifiatare e godersi un panorama incredibile.

Da valle giungono buone notizie di Nena. Si scende verso ovest e sud ovest lungo il vastissimo e suggestivo declivio erboso dal quale osserviamo d'infilata, mille metri più in basso, gli storici ponti del Diavolo e del Diavolino. In poco più di mezz’ora siamo al Passo delle Possette, 2179, e, diretti a sud, un’altra mezz’ora abbondante di ripida discesa, sempre su evidente sentiero, ci porta all'Alpe Ciampalbino, 1920.

Qui ritroviamo la preziosa acqua e, in ordine sparso alla ricerca dell'ombra, pranziamo. Altri tre alpeggi, Clusur (1860), Orzalina (1696), Casalavero (1549) ed ecco la piazza della chiesa di Bugliaga (1314). Quasi un’ora e un quarto da Ciampalbino. La cortesia di un amico convalescente che,  con la gentile signora, ci viene incontro e porta gli autisti a Fraccia, ci risparmia quattro inutili chilometri di strada asfaltata. Il tempo risparmiato lo consumiamo, in ventidue, davanti a una birra, che reintegra solo parzialmente il sudore versato sugli aspri pendii del Teggiolo.  

Gianpaolo Fabbri

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AdmirorGallery 5.2.0, author/s Vasiljevski & Kekeljevic.