VIGEZZO- 08-05-2025-- La salita al Gridone dalla Val Vigezzo, lungo la via attrezzata e poi saccheggiata da qualche vandalo di turno, è sempre rimasta fra le mie “incompiute” per vari motivi, anche quando ero più giovane, più allenato e con sia pur modeste velleità alpinistiche. Adesso non ce la farei più, ma sono andato con i miei amici a vedere il già di per sé faticoso avvicinamento alla parte finale attrezzata della salita.
GITA N. 184 O 24 – Bocchetta di Misello
MAGGIO 2025
Dislivello: 960 m. Tempo totale: 4 h 45’. Sviluppo: 9,7 km.
In una splendida giornata ci ritroviamo al campo base di Masera e saliamo per il caffè a Malesco, dove si aggiunge al gruppo la superbadante compaesana di William Boffelli, attuale numero uno dello scialpinismo mondiale. Siamo così in dieci, con due medici e quattro badanti ad occuparsi di quattro anziani, uno dei quali progettista e guida della gita odierna. Al bar incontro un amico, volontario del Soccorso Alpino e già istruttore del CAI Vigezzo, che mi racconta come, a fine 2024, avesse segnalato a mezzo stampa i pericoli della salita al Gridone.
Perché questo suo prezioso intervento? Prima per ricordare a tutti che siamo nell’ambito dell’alpinismo e non più dell’escursionismo, perché vi sono esposizione e passaggi delicati, soprattutto in caso di roccia bagnata, nonostante alcune cordine d’acciaio.
Poi perché qualche vandalo, indegno di frequentare qualsiasi montagna, ha “rubato” le piastrine avvitate a degli spit posati alcuni anni fa da CAI Vigezzo e Comuni di Villette e Cursolo – Orasso per permettere di assicurarsi. Sicuri di non provare neppure a parole la salita del Gridone, almeno oggi, proseguiamo fino al comodo parcheggio in località Marioccio, poco prima della stazione di Isella – Olgia, a quota 600 circa.
Di qui partono il sentiero M22 ed una pista sterrata, che seguiamo, inizialmente ripida poi pianeggiante, verso sud est. Di fronte a noi, a nord, quella splendida montagna che a noi tanto piace che è il Pizzo Ruscada, da dove un anziano amico, solitamente astemio, dopo un grappino vide anni fa il Monte Bianco (era il Rosa innevato). Siamo sulla dorsale fra Rio Ferro, a oriente, e Rio del Motto, a occidente. Passiamo sotto i prati dell’Alpe Vacchereccio, 822, ed arriviamo nella forra del Rio Ferro, Non si può attraversare qui perché il sentiero è franato.
Torniamo sui nostri passi fino ad un bivio dove prendiamo il sentiero a sinistra della pista, che la costeggia più in basso e ci riporta ad un comodo attraversamento del Rio Ferro. Abbiamo perso poco più di un quarto d’ora e qualche decina di metri di dislivello. Sulla sua destra orografica il sentiero evidente sale in un bosco di faggi. Una veloce colazione e, dopo un’ora e mezza di cammino effettivo, pause ed errore di percorso esclusi, arriviamo al bel prato dove sorge il Rifugio L’Alpino, 1274. E’ chiuso e si devono richiedere le chiavi, ma ci si può “rifugiare” nel ricovero invernale. Breve pausa e nessuno ha dubbi sul proseguire. Vedendo il ripido versante che ci aspetta, il decano del gruppo, che anche oggi sono io (ahimè!), alleggerisce un po’ lo zaino, suscitando alcuni commenti non riferibili, Diretti a est, sempre sul sentiero M22 che qui fa parte anche dell’Alta Via del Gridone, guadiamo il Rio del Negro e risaliamo il ripido versante, dove sembro faticare solo io: che forti i miei amici, soprattutto le badanti!
Sulla nostra destra, alla base delle Rocce del Gridone, qualche piccolo nevaio residuo. Dopo un’ora, io con i miei dieci minuti accademici di ritardo, siamo alla Bocchetta di Misello (1580 per la cartina, 1614 per il cartello che indica Testa di Misell – Sasso Rosso). Siamo sulla linea di confine Ossola – Ticino, nella Riserva Forestale di Palagnedra. Gli altri, mai stanchi, salgono in pochi minuti alla vicina Testa di Misello, mentre io medito sul passare del tempo.
Ad occidente splendono i Quattromila. In tre quarti d’ora ridiscendiamo a L’Alpino per pranzare sui comodi tavoli. Con tutta calma, in un’ora e mezza, torniamo alle auto lungo il percorso di salita. Al bar di Malesco chiudiamo in bellezza la giornata.
Gianpaolo Fabbri