VARZO - 23-3-2025 -- Torniamo al 2013. In una giornata estiva perfetta il territorio intorno all'Alpe Veglia assume un fascino impagabile, è una delle meraviglie dell'Ossola. Rispetto a Devero c'è, fortunatamente, una maggiore selezione, perché a Veglia si sale quasi solo a piedi ed è minore il numero di vandali che dicono di amare la montagna senza sapere di cosa parlano. Questa escursione lunga e bellissima richiede un po' d'attenzione in un tratto fra l'Alpe Vallé e il Passo del Croso.
GITA N. 49
PIZZO VALGRANDE DI VALLE'
LUGLIO 2013
Dislivello totale: 1250 m. Tempo totale: 7 h
Parcheggiamo a Ponte Campo, 1320, attraversiamo il torrente Cairasca e seguiamo la strada per l'Alpe Veglia. La giornata è stupenda e siamo in otto. C'è anche un semiprofessionista che, dovendo osservare un breve periodo di “riposo”, si aggrega a noi per questa breve e facile passeggiata. Se lo dice lui... In prossimità della sbarra prendiamo la strada di sinistra verso l'Alpe Vallé. Prima di raggiungerla osserviamo a lungo e fotografiamo un camoscio tranquillo e curioso, che si ferma a guardarci da breve distanza senza timore alcuno. Capisce anche lui che siamo bravi ed innocui ragazzi. Dopo poco più di un’ora siamo all'alpe, 1792. Lasciamo la strada e saliamo verso destra lungo un sentiero che percorre a tornanti un canale erboso molto ripido fino ad una selletta. Si prosegue per un tratto in falsopiano, in parte esposto e attrezzato, e si riprende a salire fino al Passo del Croso, 2395 (un’ora e mezza). Qui un cartello ci dice che millesettecento metri sotto i nostri piedi passa il tunnel ferroviario del Sempione. Teniamo la destra, aggirando sul versante occidentale le pareti dolomitiche rivolte verso San Domenico, e saliamo in vetta al Pizzo Valgrande di Vallé, 2531, lungo dolci pendii con nevai residui (tre quarti d’ora). Il panorama entusiasmante è esaltato dal limpido azzurro del cielo. Foto singole, di gruppo e alle montagne che ci circondano, senza disturbarle con la nostra umile presenza umana: sole sono ancora più belle. Scendiamo sui pendii erbosi della Piana d'Avino, puntando al lago, 2246, in direzione ovest. Ci arriviamo in poco più di mezz’ora e passiamo sul muraglione della diga, oltre il quale c'è l'ultima breve rampa in salita. Sempre verso occidente, su sentiero, scendiamo dolcemente attraversando qualche nevaio residuo, per poi scendere decisamente, in direzione nord, fino ai boschi di conifere e al Lago delle Streghe, 1960, immerso nel verde (poco più di un’ora). Qui in paradiso ci troviamo con due amici, il sempre saggio e benedicente presidente ed il fornitore ufficiale di sostanze energetiche, sotto forma di torte, saliti direttamente da Ponte Campo. Pausa ristoratrice e scendiamo a Veglia, 1761, (venti minuti), passando dal meraviglioso Lago delle Fate. Una mezzoretta per un salto, andata e ritorno, alla fonte dell'acqua ferruginosa, nascosta sotto il residuo della solita grande valanga, che scende dal vallone del Rio Mottiscia, e quasi irraggiungibile. Durante la ricerca della sorgente quattro anziani, ma non necessariamente esperti alpinisti, “sfondano” e fanno un bagnetto, per fortuna solo nella neve, avendo trascurato il dettaglio che, sotto di essa, scorre un torrente impetuoso. Al Rifugio Lepontino, davanti ad un boccale di birra, raccontiamo, senza particolare orgoglio, la nostra impresa fantozziana a chi ha fatto saggiamente a meno dell'acqua miracolosa. L'ultima ora di cammino, attraverso il Groppallo, ci riporta a Ponte Campo.
Gianpaolo Fabbri