FORMAZZA-1808-2024-- La determinazione del nostro tecnologo e la sicura guida del Presidente ci indirizzano verso il Lago di Cramec. Siamo in una valle laterale sulla sinistra orografica del Toce, all’imbocco della Val Formazza. Ero passato di qui nel 2003, accompagnato da un alpinista allora non acciaccato, ma il passo era diverso. Eravamo saliti al Passo della Stella, scollinando in Ticino e rientrando in patria dal Passo di Bosco o Guriner Furggu, passando poi dall’Alpe Foglia. Non so in che condizioni siano adesso i sentieri sopra il Lago Cramec. Gita bellissima per conoscitori del territorio.
GITA N. 159 O 24 – LAGO CRAMEC
LUGLIO 2024
Dislivello: 1000 m. Tempo totale: 4 h 45’. Sviluppo: 10,8 km.
Un po’ “prevenuto” per il fatto di dover camminare durante la prima ora in prossimità di una cava di serizzo, mi ritrovo con gli amici in modo un po’ sofferto, per eccesso di punti di partenza e per eccesso di anticipo, subito dopo il ponte di Foppiano, poco prima della galleria elicoidale che collega Antigorio a Formazza.
E’ la ormai consueta giornata di questo luglio, caldissima a valle, con sole, nuvole e la solita minaccia dei siti meteo di temporali nel pomeriggio. Il Presidente, supportato da tre badanti, accompagna cinque anziani dipendenti INPS. Dalla SS 659 sulla destra sale una strada sterrata a servizio della cava del Cramec che risaliamo per risparmiarci un centinaio di metri di dislivello, posteggiando in modo da non disturbare il transito dei mezzi di servizio. Siamo a quota 1000 circa.
Grazie alla guida troviamo nel bosco il ripido sentiero G14, non più segnato e ormai “lasciato andare”. “Tanto c’è la strada”, si dice. E’ in base a questo principio molto discutibile che molte strade di montagna, non tutte per nostra fortuna, hanno cancellato sentieri e mulattiere che costituivano un patrimonio prezioso per tutti. Se le strade servono per lavorare, nessuno mette in dubbio la loro utilità, purché costruite con criterio.
Si potrebbero però conciliare queste esigenze con quelle degli escursionisti: ci sono tanti buoni esempi in tal senso. A tratti si riconosce una vecchia bellissima mulattiera. Si torna sulla strada e si raggiunge un bivio a quota 1300 circa: a sinistra si va alla cava, a destra un cartello indica “Bivacco Cramec” e noi prendiamo questa direzione, sempre su strada. Dopo quasi un’ora di cammino siamo alla vecchia cava, dismessa da tempo, che forma adesso un maestoso anfiteatro naturale.
Sostiamo brevemente, Qui termina la strada e, sulla sinistra, prosegue il sentiero G14 che un cartello indica come “difficile, solo per esperti”. Probabilmente, più che a difficoltà oggettive, ci si riferisce alla necessità di una buona conoscenza del territorio. Di fronte a noi, aldilà della valle del Toce, il massiccio sempre più maestoso del Monte Giove.
Viriamo verso sud e passiamo al disopra della parete rocciosa della vecchia cava, incontrando una baita. Più avanti attraversiamo il Rio Cramec su un ponte di tronchi con cordino laterale di sicurezza sistemato di recente, passando sulla sua sinistra orografica. All’Alpe Croce, 1643, sostiamo per la colazione (mezz’ora dalla vecchia cava). Di qui il sentiero sale ripido, piuttosto impervio e non sempre evidente fino ad un lungo traverso verso oriente.
La direzione diventa poi sud est e si raggiunge uno splendido pianoro verdeggiante che, in dolce salita, conduce al bellissimo Lago del Cramec (poco più di un’ora), 1981. Ci sono ancora nevai sulle sue sponde. Visitiamo il bivacco, in perfetto ordine, dedicato a quella bella persona che era Stefania Locatelli. Pranziamo poi con tutta calma sulle rive di questo ennesimo splendido laghetto delle nostre valli.
Durante le operazioni di ripresa del cammino riesco a farmi pungere da una malevola vespa di terra ed evito il resto dello sciame grazie al prezioso consiglio di un anziano saggio (“vegn via da lì”!). Vengo anche soccorso dallo staff badanti, simulando una non ben precisata allergia al veleno dei perfidi insetti per godere delle loro delicate attenzioni. Salvato il grafomane, il gruppo riprende il cammino verso valle lungo il percorso di salita.
Due chiacchiere con il pastore all’Alpe Croce e in due ore e un quarto raggiungiamo le auto. Nel meraviglioso giardino del Presidente chiudiamo in bellezza la giornata, gustando le delizie preparate da chi comanda veramente.
Gianpaolo Fabbri