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faierone fabbri

CANNOBIO- 16-06-2024-- Ancora una gita del 2013, primaverile, con vista incantevole sul Lago Maggiore. Nei mesi caldi il tratto finale, ripidissimo e in pieno sole, sarebbe “massacrante”. Il Rifugio Baita Zabò, all'Alpe Rombiago, sulla via del ritorno, è un ideale punto d'appoggio, che offre riparo anche nelle giornate di pioggia.

GITA N. 34

MONTE FAIERONE

MAGGIO 2013

Dislivello totale: 1250 m. Tempo totale: 5 h 20'

Oggi siamo in sette, con tre rappresentanti dell'INPS ossolana e due dell'INPS verbanese. Due del gruppo, invece, sono ancora in attività, per consentire la nostra sopravvivenza. Poco dopo Cannobio, in direzione Locarno, si imbocca la strada che porta a Sant'Agata, quota 490, bel paese che domina il Lago. Qui posteggiamo e in breve raggiungiamo Cinzago, 501, con il suo caratteristico campanile a sezione triangolare. Nuvole, che più in alto si trasformeranno in nebbie vaganti, mantengono fresca l'aria. Si prosegue, in falsopiano, fino alla chiesa di San Bartolomeo in Montibus, del dodicesimo secolo, immersa in un meraviglioso castagneto, 523 (mezz'ora). Si incomincia a salire seriamente ed arriviamo all'Alpe Pizzocca, 714. Più sopra ecco il grande e ripido prato dell'Alpe L'Agher (mezz'ora). Siamo intorno a quota 1000. C'è un agriturismo e il panorama sul Lago Maggiore è speciale: più si sale, più si estende, più ci lascia a bocca aperta. Contemplandolo, dedichiamo più tempo del solito alla colazione.

Da L'Agher alla cima si devono inserire le ridotte, la pendenza è inclemente. Dopo una “ripida” ora finisce anche il bosco e ci troviamo sulla dorsale est - ovest che porta in vetta. Fortunatamente non picchia il sole e il fresco allevia le nostre sofferenze. Una bella vipera si fa trovare in mezzo al sentiero, semi addormentata dopo il lungo letargo e priva di intenzioni bellicose. Ci limitiamo a spostarla delicatamente. Uccidere le vipere non serve a niente. Se non tenti di accarezzarle a mani nude o se non le calpesti a piedi scalzi, si fanno i fatti loro e svolgono la loro utile funzione nella catena biologica.

Ancora tre quarti d'ora, aiutati anche da qualche catena, utile ma non indispensabile, e siamo in vetta, 1715. C'è ancora qualche piccola chiazza di neve sul versante occidentale, verso la Valle Cannobina. La dura salita ha fatto una certa selezione, ma ci ricompattiamo rapidamente. Qualche foto di gruppo e alla parte di panorama che le nuvole vaganti ci concedono ed inizia la discesa in direzione sud, su traccia, sentiero e strada sterrata nell'ultimo tratto. Siamo sul versante occidentale della lunga dorsale che dal Monte Giove sale verso nord, al Faierone ed al Limidario.

Dopo tre quarti d'ora raggiungiamo l'Alpe Scierz, 1235. Ancora un breve tratto ed ecco l'Alpe Rombiago, 1167, con l'accogliente Rifugio Baita Zabò. Più che alpeggi Scierz e Rombiago sono dei paesini. Anche questo rifugio, frutto delle solite iniziative private che, spesso, riabilitano l'Italia, costituisce un comodo ed accogliente riparo per gli escursionisti, pur essendo chiuso.

Qui pranziamo con tutta calma e ci crogioliamo al sole che, adesso, fa anche piacere. Risaliamo leggermente verso il Monte Giove (chi vuole può salirci in dieci minuti) e scendiamo per sentiero e/o strada sul versante del lago, passando da Pian Betulle, 1090, e Alpe Marcalone, 870 (birra all'agriturismo!). In poco meno di un'ora e mezzo da Rombiago, pause escluse, raggiungiamo le auto a Sant'Agata.

 Gianpaolo Fabbri

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