DRUOGNO- 19-05-2024-- Altra escursione non di giovedì, questa volta per problemi meteorologici. Il risultato è sempre lo stesso: siamo in pochi. Le dolci pendenze fra Coimo e Pescia sembrano ideali per un convalescente al rientro, ma non sarà così. I danni provocati dal bostrico nelle splendide foreste di Pescia si sono confermati impressionanti.
GITA N. 152 O 24
PESCIA DA COIMO - MAGGIO 2024
Dislivello: 750 m. Tempo totale: 4 h 45’.
In una giornata nuvolosa, con rari sprazzi di sole e due gocce di pioggia, una coraggiosa signora bada a tre anziani, uno dei quali al rientro dopo infortunio. Anche oggi le previsioni meteorologiche ci hanno un po’ ingannati, ma senza sole si cammina decisamente meglio. Parcheggiamo nella zona occidentale di Coimo, 804, dove inizia la stradina stretta che conduce sulla Statale più a valle della strada principale di collegamento.
Saliamo lungo una stradina asfaltata, a destra, fino ad un bivio di piste. Imbocchiamo quella sulla sinistra che scende dolcemente verso Mozzio. Attraversiamo il primo piccolo rio in prossimità di un lavatoio e, poco più avanti, dopo un altro lavatoio, ex mulino, superiamo il ponte sul Rio Bardogna. Arriviamo ad un bivio di sentieri. Lasciamo la pista e iniziamo la salita lungo quello per Muntuia Sotto e Maier.
Sempre diretti a occidente, passiamo nei pressi di due baite. Ci compare il Rosa piacevolmente innevato: meglio tardi che mai! Il sentiero adesso è pianeggiante nel bosco di faggi e ci porta al guado del Rio Raveria. Troviamo una vasta radura con una bella baita sulla destra, quota 915, ed il bivio per Mozzio, scendendo a sinistra.
Noi saliamo a destra e raggiungiamo Corte di Mozzio, 955. Qui, andando diritti in piano, sempre verso ovest, andremmo comunque a Travello lungo un sentiero evidente tranne che per la cartina, ma ci passeremo al ritorno. Teniamo la destra e saliamo fino al guado del Rio della Valle. Non è impetuoso, ma un infido sasso bagnato ci permette di assistere ad un tuffo di una certa difficoltà da parte di un anziano, peraltro esperto nuotatore. Rimossa l’acqua dallo scarpone, ripartiamo in atmosfera goliardica.
Dopo un’ora e un quarto ecco i vasti prati di Travello Sotto, 1075. Ci prendiamo una lunga pausa colazione. Riprendiamo il cammino lungo la pista sterrata a tornanti che, più in alto, diventa strada asfaltata. Qui ci fa compagnia un simpatico cucciolone di Pastore Maremmano, almeno a me sembra, simpatico e socievole a differenza dei suoi colleghi adulti.
Anche due gocce di pioggia leggera ci accompagnano, ma solo per pochi minuti. A quota 1260 un’indicazione sull’asfalto ci fa recuperare il sentiero, fino a qui cancellato dalla strada. Saliamo nel bosco e passiamo da Corte dell’Ariola, 1398, dove un cagnolino delle dimensioni di un gatto ma dalla grinta di un Rotweiler ci minaccia rumorosamente. Poco prima di Pescia ritroviamo le belle foreste devastate dal bostrico, un piccolo maledetto coleottero che avevamo conosciuto passando da queste parti circa un anno fa. Non c’è più il cantiere per il taglio e la rimozione delle piante malate; restano soltanto ramaglie, segatura, foglie e corteccia.
Non sono in grado di dire se questo stato di abbandono del terreno sia la miglior terapia per rigenerare il bosco o se si tratti del solito cantiere ultimato “all’italiana”. Spero me lo sappia dire qualche esperto in materia. Il passo è estremamente tranquillo per consentire il recupero del reduce da infortunio. Dopo un’ora e mezza da Travello siamo alla pineta di Pescia, 1450, e pranziamo. Torniamo a Travello Sotto (un’ora) lungo lo stesso percorso. Qui l’unica indicazione è un cartello giallo che indica “Mozzio”.
Ne seguiamo la direzione fino in fondo ai prati seguendo con difficoltà una traccia, ma nessuna segnalazione. Ritroviamo il bel sentiero evidente, ignorato dalla cartina, e lo seguiamo verso oriente. Riattraversiamo il Rio della Valle, questa volta senza tuffi, e chiudiamo l’anello a Corte di Mozzio. Sui sentieri del mattino torniamo alle auto in quel di Coimo (un’ora), giusto in tempo per suddividere sulle nostre due auto una giovane famiglia nord africana e i loro voluminosi bagagli, accompagnandoli alla famosa stazione internazionale di Domodossola, quella dove i disabili e gli anziani fragili possono accedere solo al binario 1.
Gianpaolo Fabbri