PIEMONTE- 12-05-2024-- Gita di mercoledì in via del tutto eccezionale, per consentire a badanti ed anziani di trascorrere il 25 aprile in famiglia e con il pensiero rivolto a chi ha dato la vita per regalarci la libertà. Prezioso dono non meritato da chi ancora oggi, in questa ricorrenza, non trova di meglio che litigare in piazza, non avendo veri problemi e qualcosa di meglio da fare. Il cambiamento di giornata impedisce di partecipare all’escursione a chi è ormai organizzato per avere il giovedì libero. La montagna che sovrasta Domodossola ad occidente è sempre un’ottima palestra per gite che vanno dai duecento ai duemila metri di dislivello.
GITA N. 151 O 24
ALPE RESO
APRILE 2024
Dislivello: 1080 m. Tempo totale: 5 h 15’. Sviluppo: 13,7 km.
Una sola eroica badante si prenderà cura oggi di tre più o meno anziani. Molte le assenze dovute ad impegni di vario genere al difuori dell’ormai “sacro” giovedì. Giornata di sole un po’ velato con la compagnia, che sta diventando consuetudine, di un freddo vento di settentrione. Altra neve recente a quote relativamente basse ci induce a partire dal fondovalle. Anche a noi piace lo sci-alpinismo, ma le vecchie ossa e i riflessi un po’appannati non ci fanno più sentire sicuri come un tempo. E poi l’innevamento abbondante e ritardato, insieme al clima impazzito, ha incrinato le certezze che ci avevano permesso di praticare questo splendido sport fino alla soglia dei settant’anni ed oltre.
Parcheggiamo a Mocogna, 330, al di là del ponte sul torrente Bogna, finalmente ricco di acqua (non per molto), nonostante l’homo idroelettricus prediliga la Val Bognanco per i suoi “prelievi” di oro bianco non propriamente conformi alla legge. Dopo la chiesetta di San Rocco, in prossimità della fontana imbocchiamo la bella mulattiera, in dolce salita verso Cisore. Giunti alla cappella dedicata a Felice Previdoli, lasciamo la mulattiera, che sarebbe il percorso più comodo, e prendiamo il sentiero sulla destra. Ad un tavolo in pietra, che probabilmente serviva per appoggiare il carico e rifiatare durante la salita, teniamo la sinistra. Arriviamo ad un gruppo di case parzialmente diroccate. Invece di andare alla chiesa di Sant'Andrea lungo la trattorabile a destra, proseguiamo diritti costeggiando un'azienda agricola, dei prati ben tenuti con filari di vite, dei bei terrazzamenti.
Saliamo fino al bivio successivo: a destra c'è la strada Mocogna – Cisore, noi andiamo a sinistra e arriviamo rapidamente a Cisore, 496. Sostiamo brevemente nella piazzetta. Anche qui la chiesetta è dedicata a San Rocco. Prendiamo il sentiero che inizia a salire. Dopo poche decine di metri ad un bivio proseguiamo diritti anziché a destra. Passiamo dalle baite di Cimavilla lungo il sentiero ben segnato, nonostante un cartello “proprietà privata”, e, poco più in alto, torniamo sul sentiero principale D00 (l’Antica Mulattiera della Val Bognanco). La pendenza s'ammorbidisce e così sarà per tutto il tragitto fino a Monteossolano, 784, alternando anche tratti in piano a leggere discese. Bisogna porre un po’ d’attenzione nel tratto, ben protetto da ringhiere e catene, che attraversa la valletta del Rio del Gaggio.
Ed è meglio evitare incontri troppo ravvicinati con i numerosi nidi di Processionaria sui pini che costeggiano il sentiero. Ne so qualcosa. Un’ora e mezza fino a Monteossolano. Sopra il paese prendiamo il sentiero D04 per il Pizzo Lariè. Dopo un’ora siamo all’Alpe Reso, 1226, prima tappa verso il Pizzo, dove fatico a smorzare l’entusiasmo agonistico di chi vorrebbe allungare la salita. Brevissima puntata verso una sorgente ed una bellissima balma naturale nella valletta del Rio del Croppo, a pochi minuti dalla nostra zona pranzo, al riparo dal vento freddo. In tre quarti d’ora ridiscendiamo a Monteossolano e qui il nostro anziano tecnologo si rifà della mancata salita verso il Lariè proponendo un ritorno “alternativo”.
Alla prima casa sulla sinistra, con meridiana e massima di saggezza in lingua locale sulla facciata, prendiamo il sentiero sulla sinistra che va ad attraversare il Rio del Croppo, non asciutto in via del tutto eccezionale. Ci alziamo di un centinaio di metri diretti ad oriente, paralleli con saliscendi al sentiero D00 del mattino, ma più alti. Il percorso è evidente, ma poco battuto, come dimostra un camoscio con il quale quasi ci scontriamo. Incontriamo il sentiero Arlo, segnato con un fiore azzurro a quattro petali, attraversiamo la valletta del Rio del Gaggio e, lungo un sentiero-scorciatoia, torniamo rapidamente sul D00 Monteossolano – Cisore.
Breve tratto verso Cisore e troviamo il bivio con il sentiero Pino Cattaneo, che seguiamo in ripida e breve discesa fino a Barro, 590 (un’ora da Monteossolano). Sotto il piazzale della chiesetta di Sant’Antonio il sentiero dedicato al nostro amico prosegue in leggerissima discesa fino ad incrociare la strada asfaltata poco prima di Cisore. La seguiamo fino alle prime case del paese. Qui, sulla destra, scendiamo sino ad incontrare la mulattiera che ci porta a chiudere l’anello alla cappella dedicata a Felice Previdoli. In breve raggiungiamo le auto ( un’ora da Barro) e chiudiamo in bellezza la giornata con un’ottima birra al bar Volante.
Gianpaolo Fabbri