TRONTANO- 14-04-2024-- La seconda giornata della lunga camminata da Beura a Trontano nel 2014. Con un piede in Val Grande ed uno in Ossola incontriamo panorami mozzafiato, sentieri stretti ed esposti, ripidi traversi, cinque vette sopra i duemila: la montagna diventa un misto di poesia e fatica ed incute sempre il massimo rispetto. Fatica ampiamente compensata da cinque croci di vetta, solo quattro per chi in vista del Tignolino è quasi “cotto”.
GITA N. 31
TRAVERSATA BEURA – TRONTANO
SECONDA PARTE: RIFUGIO ALPE POZZOLO – ALPE FAIEVO
OTTOBRE 2014
Dislivello totale: 1100 m (salita) + 1750 m (discesa). Tempo totale: 6 h 45'.
Non serve la sveglia ai cinque anziani: ci pensano le ipertrofie prostatiche e i russatori professionisti a rendere il sonno del gruppo leggero o quasi assente. E' ancora buio quando si preparano gli zaini, si consuma una frugale colazione e si rimette in ordine il rifugio. Nel frattempo spunta l'alba di una meravigliosa giornata e si scatta qualche foto. La tentazione di rimanere qui a goderci il panorama e poi scendere a Beura è forte, ma ci saranno altri amici ad aspettarci in zona Tignolino.
Già dispiaciuti di non aver avuto il permesso di pernottare fuori casa, non meritano un “bidone” da parte nostra. Saliamo dal rifugio pochi minuti e, in corrispondenza dell'Alpe Pozzolo, puntiamo a nord (sinistra) su sentiero ben segnato. Si perdono circa cinquanta metri di quota e si risale all'Alpe Corte Vecchio, 1657, in poco più di un quarto d'ora. Qui il sentiero non è più evidente. Si vira a destra (sud – est) e si sale decisamente nel bosco in direzione della Punta Pozzolo.
Fuori dal bosco ritroviamo una traccia che ci porta in vetta (2081), percorrendo nell'ultimo tratto una facilissima cresta molto aerea fra Ossola e Valgrande. Un'ora abbondante da Corte Vecchio. Grandioso panorama, ma è meglio guardare dove si appoggiano i piedi. Si poteva salire, in meno tempo, anche direttamente dall'Alpe Pozzolo, percorrendo una spettacolare scala nella pietra e, poi, prati molto ripidi, ma la saggezza dell'esperta guida ci ha fatto optare per il percorso più lungo e sicuro.
Torniamo sui nostri passi in direzione nord - est, sempre sul filo di cresta, perdiamo cinquanta metri di quota e risaliamo sulla seconda vetta, la Testa del Parise, 2092, in poco più di un quarto d'ora. Adesso puntiamo a est, perdiamo ancora qualche decina di metri e risaliamo al Pizzo Desèn, 2071, in venti minuti. E sono tre! Di qui riprendiamo a camminare su un sentiero più umano, pur stretto e ripido, e scendiamo in direzione nord - est al bivacco, aperto, dell'Alpe Ragozzale, 1908.
Prima pausa accettabile e vana ricerca di acqua. All'esterno della baita spicca una cartina della zona con indicazioni carenti e qualche altezza sbagliata: meglio portarsi la cartina da casa! Sempre verso nord – est, su sentiero/traccia, saliamo al Passo della Rolà, 2020, e alla Testa di Menta, quarta vetta della giornata, 2204, in poco meno di un'ora. Stessa direzione e scendiamo, con attenzione, di circa centocinquanta metri fino al Passo dei Tre Uomini. Di qui si risale per un centinaio di metri sul filo di cresta e poi, sempre su tracce, si attraversa verso est (destra) in direzione del Passo di Basagrana, 2070. A quota 2150, fra il passo e la vetta del Pizzo Tignolino, 2246, incontriamo i cinque amici saliti da Trontano e reduci dalla cima. Poco meno di un'ora dalla Testa di Menta.
La guida ed il più anziano, che è anche il più forte, salgono anche sul Tignolino (quinta vetta). In tre ci accontentiamo. Pranzo tutti insieme e tre ore di discesa, pause comprese, fino all'Alpe Faievo, 950, passando da Passo di Basagrana, Costa dei Bagnoli e Alpe Parpinasca. Quello che resta delle nostre gambe sale faticosamente sulle auto.
Gianpaolo Fabbri