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TRONTANO- 07-04-2024-- Prima parte di un'escursione lunga e faticosa nell'ormai lontano 2014. La corona di montagne sulla sinistra orografica del Toce, che separa la Valle dell'Ossola dalla Val Grande, vista da Domodossola non dice granché. Basta, però, elevarsi di qualche centinaio di metri su quei pendii per capire che si entra in un ambiente meraviglioso, sufficientemente aspro e sconosciuto da non essere ancora completamente preda dell'homo sapiens.

GITA N. 30

TRAVERSATA BEURA – TRONTANO

PRIMA PARTE: BEURA – RIFUGIO ALPE POZZOLO

OTTOBRE 2014

Dislivello totale: 1400 m. Tempo totale: 3 h 30'.

Le splendide giornate di fine ottobre ci permettono di programmare una lunga escursione, ormai abituale per il nostro gruppo in autunno. Sappiamo che entrambe le tappe sono lunghe e faticose, che occorre sempre un buon allenamento e che si dovrà un po' soffrire. La settimana scorsa sulle alte creste soffiava vento tempestoso e, nonostante il sole, si era dovuto rinunciare. Peccato perché un'ora in più di luce la sera, grazie all'ora legale, avrebbe fatto comodo. E' così che in tre partiamo da Beura subito dopo pranzo, con zaini molto più pesanti del solito. Due amici ci hanno preceduti di mattina per preparare il campo base, cioè il rifugio all'Alpe Pozzolo, 1635, costruito e gestito dagli Amici della Montagna di Beura.

La costruzione si trova su un pianoro in eccezionale posizione panoramica, con vista sulle montagne circostanti, italiane e svizzere, dominate dal Monte Rosa. L'iniziativa privata che ci regala questo rifugio sempre aperto, attrezzato, ben gestito, sta a dimostrare che anche in Italia, se si vuole, “si può”. E si potrebbe non solo qui. Naturalmente, prima di programmare l'escursione, ci siamo informati, contattando un responsabile, sullo stato del rifugio, su eventuali necessità logistiche e così via.

Altrettanto naturalmente, dopo aver utilizzato questo “regalo” degli Amici della Montagna, lasceremo un contributo per le spese di mantenimento della struttura, che spesso questi volontari insuperabili sono costretti a sobbarcarsi personalmente. Ma  ripartiamo da Beura, quota 257, dove una bella e ripida mulattiera conduce prima ad una cappelletta e poi, tenendosi a sinistra, all'Alpe Caggiani, 477, in poco meno di mezz'ora. Si prosegue, su sentiero evidente e meno ripido, verso nord, fino all'Alpe Fiesco, 625.

Qui inizia il bellissimo bosco di faggi ed il pendio torna ad inerpicarsi. In tre quarti d'ora siamo all'alpe Vaccareccia e gli zaini pesano sempre più. Anche il caldo, quasi estivo, dà il giusto contributo ad una stanca pigrizia. Domani, però, si dovrà dare l'attacco a diverse cime insieme ai due amici che ci aspettano fiduciosi al rifugio dell'Alpe Pozzolo. Ripartiamo. In mezz'ora siamo all'Alpe Prou Menga a 1060, con la sua caratteristica rana di pietra  che “butta” acqua. Sempre fra i faggi, sul sentiero evidente e ben segnato, con tratti ripidi e tratti in falsopiano, passiamo gli alpeggi di Provo e Selvaccia.

Lasciamo il sentiero per l’Alpe Corte Vecchio, dove passeremo domani, alla nostra sinistra e, in poco meno di due ore da Prou Menga, raggiungiamo gli amici al rifugio. Ci restano pochi minuti per fotografare lo splendido tramonto. I due rocciosi settantenni che sono saliti al mattino hanno già riscaldato e preparato la cena e i giacigli. Il pannello solare ci concede quattro ore di luce e ci sta anche un'animata partita a carte. Alle 22 si va a nanna. Tutti dichiarano di non russare, ma nelle lunghe ore notturne l'austero silenzio della montagna viene ripetutamente violato da un commando di “taglialegna”. Domani sarà ancora più dura del previsto dopo una notte quasi insonne.

Gianpaolo Fabbri

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