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MACUGNAGA- 31-03-2024-- In centro a Domodossola incontro un caro amico un po’ arrostito dal sole che mi racconta di una splendida sciata su un’autentica pista da biliardo tracciata da Pecetto al Rifugio Zamboni, ai piedi della Est del Rosa. E così il mio proposito di un inverno senza sci, il primo in oltre settant’anni, fallisce miseramente nonostante i pressanti appelli alla prudenza lanciati continuamente in famiglia.

GITA N. 147 O 24 

L'EX GHIACCIAIO DEL MONTE ROSA

MARZO 2024

Dislivello: 750 m. Tempo di salita: 2 h 30’.

Al campo base di Piedimulera abbiamo la piacevole sorpresa di un plurinonno, oggi precettato in famiglia, che si presenta al ritrovo per offrirci il caffè. Questo è senso del dovere! Un anziano viene accompagnato dall’unico medico di servizio a sciare in pista. Gli altri tre, con sci e pelli di foca, vengono guidati nella salita da due badanti attrezzate con ciaspole.

All’arrivo a Macugnaga la vista del Monte Rosa ci è negata dalle nuvole, mentre il sole splendente dalle parti del Monte Moro dirotta lì i due pistaioli. Con gli sci ai piedi già a Pecetto, alla partenza della seggiovia del Belvedere, 1358, in cinque affrontiamo con tutta calma il morbidissimo pendio che sale verso l’Alpe Burki, 1581, e la stazione intermedia della seggiovia, 1613. La sorpresa, non così gradita, è la pioggia.

Avremmo preferito la neve a questa quota, ma ormai dobbiamo abituarci a queste stagioni “al contrario” e alla difficoltà anche dei più affidabili siti meteo di azzeccare le previsioni. Dopo la stazione intermedia saliamo a destra, tenendoci al bordo della pista, perfettamente preparata grazie anche all’abbondanza di neve. Il pendio sempre più ripido evidenzia la totale mancanza di allenamento di due anziani alla prima uscita stagionale, mentre il nostro decano, che le pelli di foca quest’anno le ha quasi consumate, non fa una piega.

Le forti badanti hanno bisogno di ben altro per trovarsi in difficoltà. Per fortuna, appena prima dell’ultimo strappo più ripido, si può “uscire” sulla destra lungo una pista con pendenza dolcissima che più in alto ci porta, virando a sinistra, a raggiungere il piccolo pianoro in cui si trova il Rifugio Città di Saronno, quota 1827. Alla pioggia si alternano schiarite e vediamo un po’ di sole, ma non la grande parete che ci sovrasta.

Gli amici che sciano in pista al Monte Moro adesso sono completamente nella nebbia e si sposteranno qui al Belvedere, ma anche a loro verrà riservata un po’ di pioggia, più tardi. Raggiungiamo il Belvedere e la stazione d’arrivo della seggiovia, 1904. L’ultima volta che ero passato di qua in inverno, quattro anni fa, il percorso di salita poteva già entrare nella morena del ghiacciaio prima del Rifugio Città di Saronno, lasciando la conca del Belvedere sulla sinistra. Adesso il ritiro sempre più rapido del ghiacciaio fa sì che le pareti laterali dell’enorme avvallamento che lo contiene franino su sé stesse.

E così di lì non si può più passare. Come sarà qui fra un po’ di anni? Meglio non pensarci! Dal Belvedere seguiamo la pista battuta a sinistra, in piano, ed arriviamo alla breve discesa che ci porta nella morena dove passa il sentiero estivo. Qui è battuto un bellissimo percorso con leggeri saliscendi che fa un giro molto largo sotto la parete che continua a celarsi.  Arriviamo all’intaglio sulla dorsale che separa il ghiacciaio dalla conca dell’Alpe Pedriola, a quota 2100 circa.

Il Rifugio Zamboni è qualche decina di metri sotto di noi, ma è ripresa una pioggerella gelata e siamo nella nebbia. Iniziamo la discesa con visibilità scarsa, ma pista perfettamente battuta e, quindi, senza problemi, sebbene le anziane gambe brucino alle prime curve della stagione. Qualche schiarita e al Belvedere ci rifocilliamo per poi scendere sulla bellissima pista a destra della seggiovia fino a Burki e Pecetto.

Il tratto più ripido sopra Burki non ha protezioni sulla destra e stiamo ben attenti al “fuori-pista” nel vero senso della parola. La temperatura alta ci regala altra pioggia e neve molto “primaverile”, mentre le forti signore con le ciaspole non si fanno aspettare a lungo. Trovare oggi un bar aperto a Staffa si rivela un’impresa difficile e chiudiamo la giornata a fondovalle.

Gianpaolo Fabbri

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