VIGEZZO- 17-03-2024-- Questa escursione nella bassa Val Vigezzo Occidentale, di discreto sviluppo ma non faticosa, mi sento di chiamarla “Giro dei Gioielli” perché se ne incontrano di autentici durante il tragitto, nonostante la solita mano nefasta dell'homo sapiens che ci mette sempre del suo per rovinare ciò che è bello. E di “Giri dei Gioielli” nel nostro territorio ce ne sono a decine.
GITA N. 145 O 24 - VIGEZZO OCCIDENTALE - MARZO 2024
Dislivello: 650 m. Tempo: 4 h. Sviluppo: 14,5 km.
In una splendida giornata, rara in questo periodo di instabilità che ha portato finalmente pioggia e neve, ci troviamo in sette nel parcheggio all'ingresso di Trontano, 500. La temperatura, appena al disopra dello zero, è, finalmente, quasi invernale.
Abbiamo concesso un giorno di riposo ai medici di turno e, quindi, sono le tre badanti a doversi occupare di quattro anziani. Con tutta calma, da veri turisti, ci vogliamo godere le bellezze della bassa Val Vigezzo occidentale e cominciamo salendo alla parte alta del paese. Qui prendiamo la mulattiera che costeggia dall’alto la strada per Verigo.
Prima del vallone del Rio Graglia scendiamo ad attraversare strada e binari della Ferrovia Vigezzina e, ancora più in basso, il ponte sul rio. Il maestoso ponte della ferrovia, il primo di una lunga serie fino a Locarno, domina dall'alto i vecchi mulini ristrutturati che impongono la prima sosta. Questi arditi ponti sono i primi gioielli della giornata. La bella mulattiera risale dolcemente fino alla strada asfaltata all'altezza delle case di Verigo, 577, proprio dove finisce l'asfalto in corrispondenza di un piazzale dal quale inizia una pista sterrata.
Questa scende inizialmente di qualche decina di metri ad attraversare il Rio Margologio ed anche qui siamo dominati da un maestoso ponte – gioiello. Segue una breve salita abbastanza ripida e, dove si torna in piano, troviamo il bivio per gli alpeggi di Erta, Roi e Sassoledo, non segnalato (ahimè!). Ecce homo sapiens! Proseguiamo sulla pista. Al primo bivio teniamo la sinistra, al secondo saliamo a destra ed arriviamo alla stazione di Marone, 700. Non notiamo cartelli segnaletici su questo che dovrebbe essere un percorso trattato con i guanti e pubblicizzato per la sua storia e per la sua bellezza. Ancora ahimè!
Scendiamo lungo bellissimi prati tenuti perfettamente puliti da una signora che incontriamo ed arriviamo a quello che resta (ultimo ahimè!, per non essere noioso) dello splendido sito di Marone. 677. Si può parlare di villaggio fantasma o di borgo abbandonato. Ci sono tanti ruderi, qualche baita in piedi, una grande chiesa in ottimo stato di conservazione, un piccolo cimitero. Che peccato! Qui c'è tanta storia e sembra che la si voglia dimenticare. Con questi pensieri, addolciti solo dalla bella compagnia e dalla splendida giornata, facciamo colazione e, dopo un giro fra i ruderi, scendiamo lungo la mulattiera.
A quota 580 attraversiamo il ponte sul Melezzo, passando sulla destra orografica, più soleggiata, ed arriviamo sulla SS337 in corrispondenza dell'uscita superiore della galleria di Paiesco e dello svincolo per il paese. Circa duecento metri sulla Statale e, poco prima di Ca' Turbin, cominciamo a salire a sinistra lungo una stradina asfaltata che ci porta a Bondi. Di qui, a destra, camminiamo per un po' sul canale che porta l'acqua da Il Maglio, appena oltre Ca' Turbin, al Lago d'Avonso, sopra Masera. Il sentiero, poi, attraversa il Rio della Valle e sale al borgo di Mozzio, 750, un altro gioiello di oggi. Anche qui una meritata sosta in ammirazione della splendida posizione, del panorama sui Quattromila innevati, delle belle case e del piccolo oratorio in ristrutturazione all'uscita del borgo, dove imbocchiamo la strada per Coimo.
La percorriamo in leggera salita ed incontriamo un grande lavatoio dove le nostre signore si trasformano per le foto nelle “Belle Lavanderine”. A mezzogiorno, dopo due ore e mezza di cammino effettivo, entriamo in Coimo, 830, ennesimo gioiello, proprio insieme ai dodici rintocchi delle campane. Qualcuno, senza orologio, s'illude che suonino per festeggiare il nostro arrivo. Pranziamo davanti alla chiesetta nella parte alta del paese.
Quella principale, che mi dicono si utilizzi in particolari occasioni, è in una bella spianata a oriente dell’abitato. Ripartiamo salendo fino ad una strada inizialmente asfaltata che, più avanti, scende ad attraversare una valletta oltre la quale c'è il bivio per Albogno. Noi proseguiamo sulla pista sterrata fino a Sasseglio e, rimanendo nella parte alta del paese, a Druogno. In base agli orari dei treni decidiamo di proseguire ed ecco Buttogno, 882, Crana e Santa Maria Maggiore, 816 (un'ora e mezza da Coimo). In un bar centrale attendiamo il prossimo treno.
Siamo a dieci minuti dalla stazione. Con puntualità svizzera e costo italiano, cioè basso, torniamo a Trontano passando sugli splendidi ponti che avevamo ammirato dal basso qualche ora prima.
Gianpaolo Fabbri