L'impreparazione non è mai un problema quando si
conoscono i trucchi per far credere all'interlocutore di sapere più di quanto lui stesso sappia di un qualsiasi argomento. Certo, il discorso vale solo per il caso in cui non siate obbligati a mettere il vostro (non) sapere per iscritto e se comunque una piccola preparazione di base esiste.
Sbagliando un congiuntivo, per esempio, dimostrerete di essere davvero quel che siete in realtà: asini. In tutti gli altri casi potrete seguire questi consigli utili ad intortare chiunque osi mettervi alla prova. Innanzitutto è importante assumere un atteggiamento ed una postura fisica particolare.
No alle spalle curve tipo #hoappenapresounpugnonellostomaco e no alle braccia penzolanti tipo #fammituttociòchevuoinonmidifendero'. No neppure allo sguardo sfuggente: bisogna trapanare l'interlocutore fissandolo insistentemente negli occhi quasi ad incutergli la sottile paura che lo vogliate violentare seduta stante. Niente sorrisini sarcastici, però. Mantenete uno sguardo compiaciuto, alternato a sorrisi di aperta commiserazione. Annuite spesso e alzate il dito indice puntandolo verso il centro del suo petto in segno di approvazione rispetto a qualcosa che ha appena detto e che ovviamente voi sapevate già (si, va bene). Non esagerate però; potreste apparire i “fancazzari” che siete in realtà.
Dosate sapientemente ogni gesto ed ogni espressione. Inventate. Citazioni, nomi di presunti filosofi o sociologi. “Oh si certo. Anche Gotrovskosky affermava che la teoria di Jusper fosse oramai sorpassata a seguito degli accadimenti storici del 1918”. Gotrovskosky... il mio amico immaginario in molteplici conversazioni con persone forbite. E' stato tutto: filosofo, sociologo, panettiere, economo. Un uomo completo. Jusper non lo conosco molto; sarà perché l'ho appena inventato.
Quindi, quando vi interroghino o abbiate la sventura di trovarvi nel bel mezzo di un consesso intento a conversazioni snob, alternate il pochissimo che sapete a richiami a cose del tutto inventate e rispetto alle quali il professorone o l'interlocutore non possa replicare stante il fatto che ciò che dite è pura fuffa. Vi consiglio di trovare nomi difficilissimi. Il vostro interlocutore potrebbe usare google a casa, nel pomeriggio, colpito dalle teorie rivoluzionarie da voi enunciate e non dovete assolutamente facilitargli il compito. Impegnate il suo tempo e perdete sapientemente il vostro; questo è il segreto. Un mio compagno di scuola, al liceo, usava invece il metodo del “bel parlare”; in pratica ripeteva lo stesso concetto (l'unico che sapeva) 10 volte utilizzando un linguaggio e parole (forbite) sempre diverse. La cosa aveva effetto mantra sulla professoressa Bellazzi (latino e greco) la quale andava in trance e metteva 8 fisso sulla ruota di Fabio.
Altro metodo è di sicuro quello dell'approvazione. Capita che voi non sappiate rispondere ad una domanda. No. Non deve capitare. Voi dovete sempre rispondere. Anche dicendo qualcosa di diverso seppur collegato a quello che vi è stato chiesto. Nel caso capitasse però, annuite con gesti convinti alla frammentaria risposta suggerita da chi vi interroga e aggiungete fuffa abbondante con aggiunta di “ah, certo, lei intedeva questo... oh si, ne ho una certa contezza...Hishiwotzy in realtà aveva una teoria assolutamente rivoluzionaria al confronto”.
In definitiva usate la fantasia unita ad un pizzico di faccia da culo.
Parlate solo se costretti nelle conversazioni circa argomenti di cui non sapete nulla; annuite, annuite, “ah certo”, “oh si”. “ripetilo ancora” “dai” “su”: una conversazione che rasenta la sceneggiatura di un film porno, in buona sostanza. Sperando di essere stata utile, chiudo con un motto del buon vecchio Kakazuchi, maestro di Feng Shui “se la tua mente è come muro. Tu mettere davanti tenda colorata. Tutto andrà bene”.
Ciao!
Tatiana Giovannetti - 3 maggio 2017