L'estate meteorologica è iniziata da qualche settimana e siamo nel pieno delle crisi famigliari da “la scuola è finita”. Il fatto in sé è piacevole; si, quando hai meno di anni 18. Ma dopo i 18 e dopo almeno una gravidanza le cose cambiano in modo drastico. I bambini sono dolci, di compagnia, il sale della vita, sia chiaro. Questo, però, se metabolizzati a dosi giornaliere ben calibrate. Se, invece, la loro presenza è costante (sopratutto in settimana) ogni cosa diventa piuttosto complicata. Tutto dipende da un'unica, ripetuta domanda che essi pongono alle nostre coscienze. Una domanda, direi, esistenziale. - (Sartre, levate) - Una domanda che viene proposta sempre mentre l'adulto con potestà genitoriale sta cercando di lavorare, qualunque diavolo di lavoro faccia. “Cosa faccio io adesso?” Ecco, figlio/a mia ho un certo livello di esperienza. Vedi, sono passata attraverso gli anni di piombo, la caduta del muro di Berlino, la guerra in Iraq, il crollo delle torri gemelle, la guerra in Afghanistan, l'euro, i governi Berlusconi. Matteo. Sopratutto Matteo, i due Mattei, hanno messo e mettono a dura prova il mio sistema nervoso centrale. Ne ho viste tante nella vita. Ma tante. Tu non puoi capire perché sei solo un piccolo, stupendo, essere incosciente. Un essere meraviglioso che non sa ancora che non fare un c....o è l'aspirazione centrale di ogni essere umano. Una aspirazione che cresce in modo direttamente proporzionale all'età. Ma tu hai 6 anni scarsi. Che ne sai, tu? Che ne sai tu di quanto sia bello sdraiarsi sul divano con una birra gelata in mano e guardare il soffitto unendo i puntini di vernice onde creare figure varie a contenuto altamente erotico (ogni riferimento a fatti e a persone realmente esistenti è puramente causale)? Che ne sai tu di quanto sia spettacolare dormire tutto il dannato giorno in un letto sfatto alzandoti solo per andare in bagno e per rifocillarti onde non morire di fame per la gustosa pigrizia che ti si aggrappa al braccio come fai tu, anatroccolo di mamma, quando porto 5 sacchetti del Carrefour e una confezione da 6 di acqua minerale? Che ne sai tu, ranocchietto dolcissimo? Tu evidentemente non lo sai. A te piace fare cose. Piace ancora. E ti chiedi cosa tu possa fare quando i tuoi impegni (totalmente random) in agenda sono terminati. No. Lo chiedi a me. Questo è il problema. Io non lo so, tesoro, che puoi fare tu. Posso solo dirti che sto lavorando, e che sicuramente so quello che non devi fare: aprire il gas, rompere i mobili con la mazza da baseball di tuo fratello grande, prendere l'auto ed andare da solo al Mc Donalds a comperare l'happy meal, tosare il cane con il regola barba di papà, sabotare l'impianto elettrico del condominio, vivisezionare i maggiolini, mangiare il bostik, violare il sistema informatico del Pentagono, pasticciare i documenti di mamma con l'uniposca, gettare il phon acceso nella vasca mentre tuo fratello si sta lavando, uscire a Domodossola dopo le 20 dipinto di nero, sgommare in ciclabile con il Pegeout. Potrei continuare, stambecchino puccioso di mamma, all'infinito. Ma tu non mi stai più ascoltando. Tu non mi hai ascoltato per un secondo. Ora sei passato alla fase B. So che stai per fare. La seconda domanda. Questa non è esistenziale però – (Sig. Sartre, si riaccomodi pure nel suo letto di dolore, qui, accanto a me)-. “Mi disegni un unicorno con 7 zampe, una proboscide e i suoi carinissimi 101 cuccioli, il tutto in 3D? Realistico eh, mammina” Si, amore. Subito
Tatiana Giovanetti - 20 luglio 2017