Mi ricordo distintamente una situazione molto patetica, vista con il senno di poi, di cui sono stata protagonista negli anni del liceo. Ero seduta al quart'ultimo banco, dietro a Zonta, accanto al muro, nell'aula che aveva le finestre che davano su Baluardo Lamarmora a Novara.
Ricordo che mi commossi sino alle lacrime pensando che la persona che mi avrebbe amato e avrei amato ancora non mi conosceva e che anche lei forse in quel momento mi stava pensando senza sapere chi fossi.
Si, lo so, è patetico, ma avrò avuto 16 anni ed ero un esserino romantico di 49 kg bagnati con i pantaloni blu da metalmeccanico di mio padre e la kefiah sempre addosso, inconsapevole peraltro dell'esistenza de “La matematica dell'amore”; anche perché, diciamocelo, io ho scelto il liceo classico con l'unica motivazione che erano previste solo due ore di matematica (che poi mi sono presa con il 4 a settembre, in quarta ginnasio, peraltro).
“La matematica dell'amore” non è altro che un libro di qualche anno fa scritto da una professoressa di matematica e statistica dell'University College di Londra (!!!???) in cui vengono formulate delle teorie interessanti ma senza alcuna rilevanza scientifica e proprio per questo secondo me da considerare attentamente,
Sono conscia del fatto che non avendo letto altro che le recensioni del libro non dovrei parlarne esprimendo opinioni in merito. Sarete però d'accordo con me sul fatto che nessuno comprerebbe un libro con un titolo del genere a meno che ci fosse anche il sottotitolo “con l'algoritmo definitivo supermagico per conquistare il suo cuore per sempre e senza timore alcuno di smentita! Approvato da Harry Potter e Mago Sylvan! Con l'oroscopo 2017- 2046! Giornaliero! Con l'amuleto delle stelle di Hokuto! Se non lo compri sei proprio pirla! Vergognah!??!!!”.
Ebbene, secondo la la notissima Professoressa Hannah Fry (notare il nome palindromo) il quinto partner che capita nella nostra vita (misera, di stenti, umile, al limite dell'umana sopportazione) sarebbe quello DEFINITIVO (calcolato sulla media fuori scala – almeno per me – di 10 partner).
Si, quello giusto. Lui.
Quello per cui, in definitiva, dovreste essere anche voi il quinto partner; perché altrimenti la cosa credo non funzionerebbe.
Dopo il quinto partner le possibilità di trovare quello giusto cadrebbero al 38%.
Insieme ai capelli e al seno, ovviamente.
Il numero 5 mi ha sempre affascinato, devo ammetterlo. Cinque sono gli elementi . La quintessenza (forza vitale dei corpi secondo gli alchimisti) è l'essenza alchemica ottenuta da 5 distillazioni. La figura umana si iscrive nel pentacolo (vedi l'uomo Vitruviano); la testa domina i quattro arti.
Cinque sono le righe del pentagramma. Cinque: la tabellina più facile da ricordare. Sono le 5! è l'ora del the! Ancora 5 minuti e mi alzo!
Insomma, il 5, numerologicamente ed empiricamente parlando, è un numero con i controcazzi (scusate il francesisimo).
Mi sovviene però una domanda.
Se il numero 5 è calcolato sulla media dei 10 partner allora significa che uno comunque è arrivato al numero 10 e poi gli han detto “ehi genio! Guarda che era il n. 5 e te sei andato avanti di altre 5 caselle e sei finito in prigione!”.
Oppure dovrebbe fermarsi al quinto accarezzando la malsana idea che con almeno altri 5 avrebbe concluso qualcosa. Ma allora la media?
La verità che questo illuminato testo contiene è dunque che non c'è un partner definitivo e che ogni relazione è statisticamente destinata a non essere quella con la persona giusta.
Secondo le elucubrazioni di Hannah, infatti, lo si potrebbe dire solo a posteriori e contando sulle dita di una mano (per poi mangiartela condita da una riduzione di aceto balsamico e lime cucinata all'uopo dalla professoressa Fry e probabilmente allegata al libro).
Mi sento di rivolgermi ad Hannah con il cuore in mano: Hannah, tesoro, l'amore con la matematica non c'entra nulla.
L'amore romantico è una cosa per i poeti, gli artisti e le ragazzine di 16 anni con i pantaloni da metalmeccanico e la kefiah.
Insomma una roba per matti. Una cosa da riderci sopra al bar con i quattro amici che volevano cambiare il mondo ma che sono finiti a lavorare per farsi la casa, il tv, la macchina fica e tutte le cose nominate da Mr. Renton a cui mi richiamo come se fossero qui interamente riportatate, come dovrebbe essere.
Dunque non state li a contare: prendere il primo che vi pare serio, buono e affidabile e sposatevelo, fateci dei figli e sorridete. Tanto è uguale.
Colgo l'occasione per salutare il mio quinto partner (non dirò se l'ho conosciuto o meno perché mi vergogno). Spero che tu te la stia cavando bene. Davvero. Lo spero con tutta me. Idiota!
Ciao.
Tatiana Giovanetti – 23 agosto 2017