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necrologi

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Come ogni inizio anno cerco di buttar giù l'unico articolo sensato della mia inutile rubrica; qualcosa che possa procurarvi un qualche piacere, insomma. Durante queste ultime vacanze natalizie, tra canditi e dita in gola, ho avuto modo di divorare anche diverse serie tv e diversi film che mi sono particolarmente piaciuti e di cui mi pare brutto non consigliarvi la visione.

Al numero uno metterei “Dark”, produzione Netflix uscita ad inizio dicembre, che mi ha riportato ai tempi di “Ritorno al futuro” maturato di una ventina d'anni, però. Si tratta in effetti di viaggi nel tempo scanditi sul numero 33 attraverso un portale situato in una uggiosa ed anonima piccola cittadina tedesca - “Wienden” - (che paragonerei a Pieve Vergonte, senza offesa, non solo per l'atmosfera ma anche per il contorno chimico/biologico che la caratterizza) proprio, infatti, sotto una centrale nucleare. La centrale nucleare non c'entra nulla nell'economia del racconto, ed infatti è stata da me candidata al premio di “attrice non protagonista” delle serie tv degli ultimi 15 anni. Secondo me vince facile. La maturità della serie (oltre che dall'intreccio imparagonabile alla pur rispettabile opera di Robert Zemeckis) è data dal fatto che ci sono diversi spunti di ricerca e simboli da approfondire una volta pigiato il tasto OFF del televisore. Ne cito un paio per facilitare la comprensione: il tatuaggio di Noah (la tavola smeraldina) che richiama gli insegnamenti dell'ermetismo ed il trischele (simbolo pagano recuperato dalla cristianità) o nodo della trinità. I restanti cercateli e approfonditeli voi. Io non posso fare tutto.

La prima stagione è composta da 10 episodi da circa 50 minuti l'uno. La divorerete. Notevole anche la sigla firmata da Apparat (per cui ho personalmente una semi adorazione): “Goodbye” , estratto dall'album “The devil's walk” del 2011.

Al numero due metto di sicuro “The end of the f***King world” uscita da pochi giorni e divorata in poche ore; non è difficile farlo perché gli episodi durano circa 20 minuti. E' come avere un pacchetto di Haribo in mano: finiscono al volo.

La storia è tratta dalla famosa ed omonima graphic novel di Charles Forsman; la prima volta che vidi i disegni rimasi sconcertata. Sono proprio brutti. La storia invece è molto bella. Si tratta di due adolescenti borderline, James ed Alyssa, dotati di famiglie apparentemente normali (id est: da telefono azzurro) che intraprendono insieme un viaggio, una fuga, che li porterà a cambiare radicalmente, dentro e fuori. Un amore atipico, condito da fiumi di sangue su magliette immacolate, furti, il figlio di Nick Cave (Frodo) che ha la sua piccola rivincita su una madre rompipalle, ed una colonna sonora mozzafiato: Graham Coxon, Francoise Hardy, Fletwood Mac... che ve lo dico a fare.

Ah! il protagonista, James, è interpretato dallo stesso attore dell'episodio “Shut up and dance” (episodio 3 – terza stagione) di Black Mirror. Sono proprio sul pezzo, c'è da dirlo. Ultima notazione: fotografia a tratti spettacolare.

Passiamo al numero 3: la nuova stagione (la quarta) di “Black Mirror”, appunto. Sei episodi, sei. Da divorare anche questi. Ecco, non al livello delle precedenti stagioni ma i toni catastrofici sentiti in rete non le rendono giustizia, assolutamente. E' discreta, in realtà. Episodi da non perdere: tutti. In particolare da segnalare “Arkangel” (diretto da Jodie Foster), “Hang the deejay” (titolo tratto da una strofa del pezzo “Panic” dei The Smiths, che chiude l'episodio) e “Black Museum”. Ho amato anche “Crocodile” per tre motivi proncipali: 1) è ambientato in Islanda 2) mostra con limpida chiarezza l'atavica tendenza dell'animo umano a coprire un errore commettendone altri mille peggiori 3) finale sorprendente a causa di carinissimi topi d'appartamento (e non è un modo di dire).

Dopo tre serie televisive, chiudo con un film: “Love” di Gaspar Noè. Vi avverto: è “almost” un porno. No, sul serio. Io avevo letto delle recensioni in modo distratto e avevo visto che era stato proiettato anche a Cannes. Immagino il pubblico alla prima scena. Guardatela, poi mi dite. Non esagero. Il film, ambientato a Parigi, è un incastro di piani temporali diversi. Il povero Murphy (Se qualcosa può andar male, andrà male) seguendo il bip bip del suo arnese maschile, commette la più grande cazzata della sua vita perdendo l'unica donna che ha amato e potrà mai amare: Electra. Un susseguirsi di rapporti sessuali assurdi, reali e bellissimi (è vero: il sesso fa l'80% di una coppia felice), droghe, gelosia, di nuovo sesso, arte, sesso, parco, sesso, letto, sesso, amica sciapa, sesso a tre, profilattico rotto, ops, bambino, locale per scambisti, sesso a 92 etc..

Fotografia da disturbo psichico per la bellezza. Filmone da 2 ore ben spese. Colonna sonora? Oh cavolo, c'è un pezzo di dei Funkadelic,“Maggot Brain”, che è un incanto. E poi Erik Satie... niente, sto zitta.

Concludo perché è mezzanotte e credo che il pezzo sia già troppo lungo e non vorrei rubar spazio ai nostri amici inserzionisti che saluto caldamente e con un sorriso luccicante.

Sicura di avervi dato spunti interessanti, sia visivi che sonori, vi saluto. Che cosa sto guardando ora? La seconda stagione di Dirk Gently. Mi piace da morire, Ne riparleremo.

Tatiana Giovanetti – 9 gennaio 2018