Fino all'altro giorno credevo nell'esistenza del tempo. Poi ho smesso e mi sono sentita subito meglio. Pensare di non averne o di averne troppo crea una certa ansia e, dunque, arrivare alla certezza di non possederlo per il semplice fatto che non esiste, procura un immediato sollievo.
Il tempo è un'invenzione, una misura del cambiamento. Tutto qui. Credere nella sua esistenza è un puro, masochistico, atto di fede. E' come credere che esista il metro o, peggio, il decametro. Sono misure, puri concetti. Un qualcosa di utile per mettere un certo ordine in lunghezza, peso, larghezza, cambiamento. Non c'è, il tempo. C'è un eterno cambiamento che, per comodità, chiudiamo o classifichiamo in una misura: anni, mesi, settimane, giorni, ore, minuti, secondi and so on.
Una volta, non troppo tempo fà, scrissi una cosa in merito, asserendo che la misura (appunto) dell'interesse che gli altri hanno verso di noi o verso un qualcosa in particolare, è il tempo che sono disposti a dedicarci.
Considerato che il tempo non esiste, questa mia asserzione perde completamente di significato.
Avete presente la differenza che deve intercorrere tra passare un minuto con la persona più stracciacazzi del mondo e passare lo stesso minuto con la persona che amate?
Quanto dura il primo e quanto il secondo nella vostra percezione?
Ah, certo, voi mi direte: sono 60 secondi, ciccia, comunque.
Ok, ammesso che i secondi esistano (esistono?) ciascuno di quei secondi avrà una durata assolutamente diversa nella vostra esperienza, che è, alla fine, tutto ciò che siete.
La vita non è un calcolo aritmetico. Alcune esperienze che, quantitativamente occupano un tempo limitatissimo, diventano le più importanti che avete potuto avere come esseri umani.
Noi esseri umani, d'altra parte, siamo davvero fantastici, creativi, geniali: tendiamo a misurare tutto salvo poi a farci controllare dalle misure che abbiamo noi stesso creato.
Con il tempo la cosa è particolarmente evidente. Il pranzo è alle dodici (anche se non ho fame), il cane esce alle 9 (l'ha già fatta in casa, a che serve?) la lezione inizia alle 8.50 e termina alle 9.40 (ma eravamo al culmine dell'argomento alle 9.35! eravamo nel pieno dell'interesse alle 9.36! Vabbe, ci vediamo domani per continuare tra le 8.00 e le 8.50, ammesso che ci siate e si ricrei il pathos di ieri) il lavoro inizia alle 15.00 (sono le 14.45, devo andare. Ma come? Ci stavamo baciando e addormentando nudi nel letto, abbracciati come se esistessimo solo noi... vabbè, ciao).
Il tempo non esiste, il tempo è una misura, la misura l'abbiamo inventata noi, la misura ci controlla.
Non voglio dire che misurare il tempo sia un esercizio inutile, anzi.
Volevo solo far notare quanta consistenza attribuiamo a cose che non ne hanno e, di conseguenza, quanto potere su di noi diamo a queste cose inconsistenti fino a trasformarle da cose utili in un ostacolo alla nostra vita intesa come esperienza che fluisce nel cambiamento (che poi è l'unica cosa costante), fino a farci controllare al punto di non vivere più (dove vivere viene inteso in senso più ampio del mero respirare, muoversi e relazionarsi con la testa piena di pensieri altri).
Dunque vi lascio un esercizio molto utile che ho letto in un libro: pensate di dover morire tra 5 giorni (una misura la devo usare). Quali sono le cose che fareste prima dello scadere del termine? E perchè non le fate ora?
Ora potete tranquillamente toccarvi. Ne avete facoltà.
Tatiana Giovanetti – 20 giugno 2018