VCO- 14-11-2020-- E' ricorrente sentire frasi
in cui si parla di sostenibilità o conoscenza ambientale, ma non quelle che riguardano le persone che nascono e crescono in montagna. La montagna ha sempre funzionato fino a quando a gestirla era chi era nato e cresciuto, poi da quando i "forestieri" hanno visto il business economico, sociale/politico e chi viveva ha rinunciato ad essere padrone a casa propria, il risultato è sotto gli occhi di tutti.
C'è gente (non ne faccio di un erba un fascio) che ha sposato delle idee e con con quelle ci campa, e ciò che conta è etichettarsi paladini della montagna e raggiungere un elevato consenso mediatico ( più delle volte ottenuto da chi neanche conosce minimamente i reali problemi).
I messaggi riguardante la montagna sembrano sempre più dei messaggi economici, poi capita di leggere "montagna assassina", forse o senza forse, sarebbe utile fare una scuola di montagna e mandare prima a scuola le persone, i numeri dei vari interventi con o senza elicottero per recuperare dispersi, traumatizzati o stanchi fatti dal soccorso alpino e altri soggetti preposti sono in costante aumento e i costi li paghiamo tutti.
Rispetto a chi non ci vive, chi vive in montagna ha disagi e costi reali maggiori, a loro dovrebbe essere riconosciuta una compensazione economica e per farlo è semplicissimo, basterebbe che a tutti coloro che ci vivono nella cosidetta fascia climatica F venisse riconosciuta una riduzione delle voci "oneri di sistema e spesa trasporto e gestione contatore" presenti nella bolletta elettrica.
Un invito a chi vive in montagna è "uniamoci e difendiamo la nostra Montagna, facciamo sentire la nostra voce", è vero che la montagna è di tutti, ma la montagna in primis è di coloro che ci vivono e faticano, Loro sono i guardiani, perchè viene a loro negato il diritto dell'auto determinazione? Dire di amarla è bello, ma non è sufficente.
La montagna è stata danneggiata e oggi paga un alto prezzo a causa di coloro che dicendo di amarla e volerla tutelare hanno messo vincoli su vincoli e impedimenti vari, ciò che è capitato il 3 di ottobre nel nostro territorio è la dimostrazione di cosa succede quando ci si ostina a tutelare il territorio in modo sbagliato, in 20 anni di inerzia le sedi dei fiumi/torrenti si sono riempiti di tutto e di più.
Ai rii, ai torrenti ai fiumi bisogna lasciare il loro spazio, se no saranno loro a sceglierselo con le conseguenze che abbiamo avuto, la manutenzione di argini e alvei deve essere un atto dovuto e comporta un costo inferiore ad eventuali danni e ci permetterebbe di evitare eventuali vittime cosa che solo la fortuna ci ha evitato.
L'esempio del danno alluvionale arrecato dall'accesso di tutela del territorio non deve essere ripetuto per quanto riguarda il lupo.
Piero Gaido
Domodossola 14-11-2010