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necrologi

vendemmia ossola 2017

Con la raccolta dei

preziosi grappoli di Prunent, il biotipo nebbiolo del nostro territorio, è terminata anche in Ossola la vendemmia 2017. Si era iniziato con i precoci, per intenderci i Pinot, i Gamaret e i bianchi per finire con i nebbioli e con i citati grappoli del re dei vitigni ossolani. E’ doveroso, al termine di un’annata difficile ma soddisfacente, stilare il bilancio di una stagione che ha fatto emergere il lavoro preciso e meticoloso dei nostri viticoltori. Una vendemmia, quella di quest’anno, che a causa di una stagione estiva molto calda, è stata anticipata di dieci, dodici giorni rispetto al solito periodo di maturazione delle uve. Ottimi i parametri sanitari rilevati dai tecnici dell’Associazione Produttori agricoli Ossolani, l’ente che coordina l’intero settore viticolo ossolano, così come eccellenti sono le prospettive per il livello qualitativo dei vini che saranno prodotti. Sono, infatti, stati raggiunti quasi ovunque i 19/20 gradi Babo nel succo non fermentato delle uve di produzione locale. Va ricordato che il grado Babo è l’unità di misura utilizzata per definire il contenuto zuccherino presente nel mosto, e che le misure effettuate dagli agronomi sulle uve ossolane 2017 lasciano presagire che i nostri vini migliori supereranno abbondantemente i tredici gradi alcolici al termine del processo di fermentazione. Si stimano 13,5 gradi per il Prunent di Cimui, 13,4 per le uve della parte “bassa” di Masera e per quelle di Calice, tredici per quelle di Pello e delle altre zone di Trontano. Se la qualità non è messa in discussione, anche in Ossola, come del resto un po’ in tutta la penisola, la quantità è in lieve calo rispetto alla passata stagione. Ciò a causa di problemi esogeni iniziati con le gelate primaverili occorse ad aprile, le grandinate del mese di luglio e agosto e le sottrazioni dovute alle intrusioni nelle vigne dei selvatici che ormai presidiano le zone limitrofe dei nostri vigneti. Fortunatamente l’Ossola non ha risentito della siccità che ha purtroppo falcidiato i vigneti di molte località italiane, altrimenti la produzione dei mosti locali si sarebbe ulteriormente assottigliata. Il caldo invece, da queste parti, ha garantito alle uve una buona maturazione e di conseguenza una vendemmia di qualità.

Le gelate del mese d’aprile in particolare hanno stimolato il lavoro degli agronomi aiutandoli a comprendere la “risposta” data dalle vigne alle gelate che ne avevano compromessi i tralci su cui già apparivano i piccoli grappoli. Si è così appurato come anche le gemme secondarie, quelle denominate di controcchio, cioè quelle che la pianta produce dopo aver perso quelle primarie, sebbene non in tutti i casi, abbiano prodotto frutti seppur di qualità inferiore. Fenomeno questo che ci facilita la comprensione di come storicamente l’Ossola sia stata considerata terra di vino nonostante la presenza di escursioni termiche primaverili, un tempo portatrici di gelate notturne anche a primavera avanzata.

Ora fortunatamente le brinate d’aprile sono da considerarsi un’eccezione, ma non va dimenticato che nei secoli scorsi erano cosa usuale. Nonostante la presenza di questi fattori esogeni, la stima del livello qualitativo dei nostri vini è ottima in tutte le principali zone produttive e le previsioni sono di un’annata storica soprattutto per i vini rossi. Intendiamoci, non si vogliono fare generalizzazioni perché finiscono sempre per contraddirsi, ma le componenti degli zuccheri e dell’acidità rilevate, il rapporto tra parti liquide e solide degli acini e la presenza di tannini maturi nei grappoli, lasciano davvero presagire un’annata da ricordare. Una vendemmia che per certi versi ricorda quella del 2003, stagione anch’essa veramente calda, che aveva determinato la produzione di vini molto alcolici, estremamente tannici ma anche piacevoli quanto a bevibilità. Un’annata per veri e tenaci vignaioli quella del 2017, oserei dire per persone che rispettando la tradizione hanno coniugato passione ed esperienza. Viticoltori che hanno saputo interpretare e assecondare un andamento climatico anomalo a queste latitudini e hanno dimostrato di possedere una “mano d’opera” di qualità. Anche quest’anno avrà vino buono, con sorprese positive e gradite rispetto alla qualità. Perché se è vero che nelle annate difficili si misura il valore dei nostri produttori, la visione dei grappoli raccolti durante la vendemmia ne conferma il valore e lascia presagire un brindisi di alta levatura.

Pier Franco Midali - 2 ottobre 2017