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castagne

E’ arrivato l’autunno e di conseguenza anche il tempo delle castagne, il frutto che meglio rappresenta la più colorata stagione dell’anno. Dovessimo usare una locuzione appropriata per il periodo in corso, diremmo “bentornate castagne!” La raccolta di quest’anno in Ossola, come del resto in tutt’Italia, ha, infatti, regalato ai ricercatori un prodotto abbondante e di qualità. Erano anni che non si faceva un raccolto così abbondante, segno evidente che comincia ad allontanarsi il pericolo causato dal Dryocosmus Kuriphilus, il parassita proveniente dalla Cina che aveva intaccato i nostri castagneti. Da dieci anni, infatti, questo cinipide galligeno del castagno aveva ridotto al lumicino la raccolta delle castagne e gettato in allarme uno dei settori produttivi più interessanti dell’agricoltura autunnale. Estrema conseguenza fu l’aver obbligato il mercato ad acquistare castagne d’importazione provenienti da Grecia, Spagna, Portogallo e Turchia. Molto efficaci si sono dimostrate le misure poste in campo dai ricercatori che con il supporto scientifico del Cnr hanno posto in campo un naturale antagonista del parassita cinese, il Torymus sinensis, che ha dato, seppur con un lavoro non ancora terminato, il risultato sperato. I dati Coldiretti ci segnalano un più 25 % sul raccolto di castagne 2017 e anche in Ossola la tendenza è quella segnalata se non addirittura superiore. Sempre l’associazione degli agricoltori ci comunica come siamo ancora ben sotto i raccolti che si facevano in passato, circa la metà rispetto a dieci dodici anni fa, ma che il raccolto 2017 rappresenta comunque un’interessante inversione di tendenza rispetto a quello degli ultimi due lustri. Sarebbe interessante, alla luce di una ripresa produttiva dei castagneti e dei loro frutti che lascia ben sperare per gli anni a venire, che qualche imprenditore agricolo ossolano si avvicinasse alla normativa che consente di appropriarsi del titolo di denominazione di origine tipica legato alla produzione di castagne. Una qualifica questa, che è riconosciuta dalla Regione Piemonte e dalla Comunità Europea e che consentirebbe di mettere sul mercato un prodotto di qualità con un marchio ossolano. Sul nostro territorio non mancano, infatti, operatori agricoli che sfruttando le tecniche d’innesto producono castagne di qualità, ma forse anche perché non coalizzati, non sono in grado di offrire al mercato un prodotto riconosciuto quale tipicamente ossolano. La tecnica dell’innesto assume notevole importanza per intensificare e migliorare la qualità della castagna ossolana che col passare del tempo e in conseguenza dell’abbandono dei castagneti da frutto, ha perduto le sue migliori caratteristiche, sia per la grandezza dei frutti sia per i requisiti organolettici degli stessi. All’’innesto con varietà pregiate, compiuto unendo un apparato radicale forte rappresentato dai castagni selvatici presenti in Ossola con marze selezionate, va fatta seguire un’attenta opera di potatura che consentirebbe agli alberi di mantenersi sani e di riequilibrare la chioma. Un’operazione questa che farebbe progredire il vigore vegetativo degli impianti fruttiferi, ma soprattutto migliorerebbe quello produttivo. Una corretta potatura consentirebbe inoltre di garantire ai castagni una maggior difesa dagli attacchi di funghi patogeni o parassiti che potrebbero arrecare gravi danni ai castagneti. Per facilitarne la raccolta occorrerebbe porre in atto, così come facevano i nostri nonni, una sistematica pulitura del bosco sottostante qualche giorno prima del naturale periodo di raccolta. La castagna, il cui raccolto è ancora effettuato a mano chinando la schiena, si mantiene fresca senza particolari accorgimenti fino all’otto dicembre, giorno dell’Immacolata. Questo almeno secondo una tradizione assai diffusa in Ossola. Dopo questo periodo invece, per poterle conservare occorre adottare particolari accorgimenti di conservazione che consentono di prolungare il consumo di castagne fresche. Il più tradizionale di questi rimedi, è quello di lasciarle immerse in acqua, sostituendo il liquido quotidianamente, per quattro giorni per poi riporle all’interno di sacchi di iuta e conservarle in cantine asciutte con temperatura non superiore a 4/5 gradi. L’alternativa è di lasciarle essiccare sperando poi di trovare tempo e pazienza per le successive operazioni di battitura e di pulitura. Si potrà così ottenere, previa macinatura del prodotto essiccato, la farina di castagne per confezionare i famosi gnocchi dell’Ossola o i tradizionali dolci invernali, dal crescenzin al castagnaccio. Buona raccolta!

Pier Franco Midali - 12 ottobre 2017