Giovedì 23 novembre è il giorno in cui in Italia si terrà il tradizionale giorno del ringraziamento. E’ il sessantasettesimo anniversario di una festa di origine cristiana, intensamente osservata nei paesi anglosassoni molto meno da noi, celebrata quale segno di gratitudine verso Dio per la raccolta dei prodotti della terra e per i benefici ricevuti durante l’annata agricola che va a terminare. Invero nell’Ossola rurale molto più sentiti, erano i percorsi rogazionali tenuti in primavera quando un po’ ovunque, le nostre vallate, caratterizzate da campi, vigneti, orti e fondi coltivati a vario titolo, erano benedette da parroci e vicari. L’occasione è, però propizia per compiere un’analisi sullo stato dei nostri terreni agricoli, sul loro valore potenziale e sulle richieste di compravendita. L’analisi è supportata dai dati nazionali pubblicati di recente che indicano un boom per l’acquisto dei terreni agricoli con un segno positivo che si avvicina a un più 10% rispetto al 2016. Anche in Ossola, nonostante l’annoso problema della frammentazione particellare che impedisce di acquisire ampie zone coltivabili senza ingenti esborsi di denaro, il trend è positivo.
I dati, emersi dal rapporto Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria) pubblicato il 2 novembre lasciano ben sperare perché consolidano un’inversione di tendenza indicativa dopo che negli anni della crisi economica le compravendite dei terreni agricoli si erano ridotte del 40%.
Lo studio fa emergere una sostanziale tenuta del valore della terra, ma soprattutto fa capire come i giovani imprenditori agricoli, incoraggiati dal premio previsto dai programmi di sviluppo rurale del PSR, siano sempre più motivati e numerosi. L’analisi del nostro territorio, svolta osservando i dati degli ultimi anni, evidenzia come anche in Ossola una positiva riscoperta della terra quale possibilità di lavoro e di guadagno non sia più una chimera. I terreni coltivati di Beura, quelli di Prata e della bassa Ossola, quelli delle alture di Masera o delle zone solatie sopra Villadossola, la nascita della prima associazione fondiaria che gestirà le alture terrazzate di Viganella (sarà oggetto di una prossima analisi di questa rubrica), l’esperienza dell’agricoltura antigoriana o vigezzina, e quella che caratterizza le zone di Pieve Vergonte e Fomarco altro non sono che positivi esempi di quanto stia succedendo in Ossola dal punto di vista agricolo. Non a caso il rapporto nazionale evidenzia come sia proprio il nordovest del paese a far segnare gli incrementi più significativi con un più 11% che la dice lunga sulle tradizioni agricole di questo territorio. Se a tutto ciò aggiungiamo una maggior sensibilità dei consumatori ad acquistare i prodotti della terra a chilometro zero, quelli che riportano in etichetta la dicitura “prodotto in Ossola” o quelli provenienti dalle filiere agroalimentari corte, si comprende ancor meglio perché oggi i terreni agricoli, soprattutto quelli delle zone appetibili dal punto di vista turistico, stiano riscoprendo una nuova, auspicata, vitalità. Se il forum internazionale 2027 dell’agricoltura e dell’alimentazione tenutosi a Cernobbio ha visto nascere “Filiera Italia”, un’associazione che istituisce una preziosa alleanza tra il mondo agricolo e quello industriale per difendere tutta la filiera agroalimentare italiana, non è da escludere che anche in Ossola non possa nascere qualcosa di simile per difendere, proteggere e commercializzare i prodotti della terra ossolana. Credere in un possibile accordo tra i nostri piccoli e medi produttori affinché facciano emergere l’unicità dei prodotti di casa nostra non è cosa proibitiva o irreale. Un accordo di questo tipo, oltre a promuovere i prodotti locali, favorirebbe un avvicinamento dei giovani alle attività agricole facendo crescere l’occupazione e migliorando l’aspetto paesaggistico delle nostre valli. Sappiamo bene quanto sia difficile compiere questo importante passo, ma conosciamo bene anche la forte identità territoriale che caratterizza l’Ossola e le sue valli e come questa identità possa favorire una logica di consumo consapevole che dia priorità a pratiche alimentari basate sull’acquisto di prodotti locali.
Pier Franco Midali – 4 novembre 2017