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L’anno appena cominciato è stato indirizzato, per volere del governo della Repubblica, a divenire l’anno internazionale del cibo italiano nel mondo. L’annuncio ufficiale l’ha dato il ministro del turismo e dei beni culturali Dario Franceschini nel corso del convegno in cui è stato pubblicato il rapporto tra gli italiani e l’agricoltura. L’anno del cibo italiano nel mondo fa seguito all’anno dei piccoli borghi, che ha fatto conoscere le bellezze rurali della nostra penisola, e a quello dei sentieri, che ha condotto i turisti lungo i cammini dove la storia e la cultura incontrano l’agricoltura e l’enogastronomia.

Le parole con cui è stato presentato lasciano presagire un impegno che speriamo possa davvero far fare un salto di qualità ai nostri prodotti di nicchia, soprattutto quelli dei borghi alpini dove l’impegno profuso a volte non collima con un adeguato compenso: “Perché l'agricoltura con i suoi paesaggi e il nostro patrimonio enogastronomico, con l'arte e la moda, sono tra i primi attrattori di turismo internazionale in Italia. In anni non lontani si parlava di un’agricoltura in declino inesorabile, poi è iniziato un cambiamento che non era scontato e oggi con una grande intuizione sulla multifunzionalità dell'agricoltura, il settore è tornato trainante per la nostra economia”. Per chi come noi ha sempre creduto nella riscoperta del territorio Ossolano quale forziere di prodotti d’eccellenza e ha sempre confidato nei giovani quale risorsa per il settore agricolo locale, la cosa non può che essere vista con soddisfazione. I giovani sono sempre più preparati e qualificati, e grazie a un’istruzione mirata e di qualità che forma e fa crescere imprenditori agricoli, sempre più vogliosi di fare, diversificare le attività agricole secondo le caratteristiche del territorio e la richiesta del mercato, e ben figurare. Una recente inchiesta conferma come un italiano su quattro ha acquistato nel corso dell’anno passato i prodotti della nonna, cioè quelli a chilometro zero o se vogliamo della salute. Anche l’Ossola non è diversa dai territori presi in esame sulla penisola. Anzi, i nostri prodotti di nicchia hanno necessità di essere coltivati in maggior quantità perché spesso la richiesta è maggiore della disponibilità. Se pensiamo che sono già state commissionate, cioè prenotate e accaparrate, le forme di Bettelmatt della produzione 2018 abbiamo chiaro il concetto di come importante sia avvicinare un sempre maggior numero di produttori al nostro territorio fertile. Analogamente al formaggio, anche il vino ossolano, almeno quello beneficiato della DOC, soffre l’inadeguata produzione rispetto alle richieste del mercato. E così avviene per le patate, i piccoli frutti, il miele e gli altri prodotti agricoli del territorio. I produttori ossolani, quelli le cui aziende sono certificate, appartengono alla cerchia di quelle quarantamila aziende agricole italiane impegnate nel custodire e riproporre sulle nostre tavole quei cibi genuini non derivati da colture intensive. Sono sempre di più i punti vendita in Ossola che prediligono proporre i prodotti a chilometri zero e offrono a coltivatori e allevatori della zona la possibilità di far conoscere la genuinità dei marchi ossolani. Tornano così sulle nostre tavole, grazie ai mai domi produttori agricoli ossolani, quei cibi dalle sorprendenti proprietà salutistiche, nutrizionali e di genuinità che un sempre maggior numero di consumatori richiede.

Del resto esiste una stretta relazione tra genuinità e cibo se è vero che oltre un terzo della spesa degli italiani è destinata a portare in tavola cibi di qualità. Non va dimenticato inoltre, come il prodotto enogastronomico locale rappresenta un valore aggiunto e se vogliamo preziosissimo dal punto di vista storico, culturale, paesaggistico e turistico delle nostre vallate. Sapendo che gli itinerari enogastronomici in Italia sono tanti quanti sono i nostri paesi, se da un lato siamo confortati dalla certezza di essere parte di un territorio ideale per questo tipo di turismo, dall’altro dobbiamo essere consapevoli che per emergere occorre essere bravi nel saper organizzare, promuovere e pianificare un’offerta turistica e alimentare di tutto rispetto. Solo un’intesa che sappia coinvolgere gli imprenditori agricoli e i responsabili dell’accoglienza turistica territoriale potrà far vincere all’Ossola la scommessa sul turismo di qualità.

 

Pier Franco Midali - 12 febbraio 2018