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Tutti pazzi per la canapa si potrebbe dire se analizzassimo i dati che sanciscono lo straordinario incremento avvenuto in Italia della piantagione di questa pianta delle angiosperme. I dati forniti dalle associazioni di settore confermano che lungo tutta la penisola, negli ultimi cinque anni, gli ettari piantumati a canapa sono passati dai circa 400 del 2013 ai 4000 stimati per il 2018. Anche l’Ossola non si discosta dai dati di tendenza nazionali e un po’ in tutte le sue valli sono sorti impianti sperimentali di reinserimento della pianta un tempo diffusissima e coltivata ovunque a livello familiare. L’esperienza portata avanti in Valle Antrona, ad esempio, volle reintrodurre la piantagione della canapa sativa per riproporre a livello culturale l’intera filiera della pianta tessile che iniziava con la semina ai primi di maggio e terminava dopo i passaggi di raccolta, essiccazione e macerazione, con la filatura e la produzione di tessuti e cordami di largo consumo realizzati nel corso dell’inverno. Lungo tutto l’arco alpino, infatti, non si conosceva altro utilizzo della pianta se non quello tessile e in ogni paese non mancavano i telai che consentivano la realizzazione di tessuti intrecciati di pregevole fattura. Oggi gli utilizzi della pianta sono diversi e variegati. Oltre ai tessuti, con le parti nobili della pianta si possono ottenere farine per pasta e dolciumi, oli medicinali o per la cosmesi, preparati per tisane e decotti e ancora materiali isolanti o bioplastici. Di fronte all’espansione della coltivazione anche il settore universitario e della ricerca non poteva sottrarsi da un’azione di monitoraggio e di studio. Ecco dunque spiegato l’inserimento della piantagione della canapa sativa nel progetto “ Italian Mountain Lab” finanziato dal CIPE e che vede coinvolte sia l’Università del Piemonte Orientale che ha ritenuto di avviare nella Provincia del Verbano Cusio Ossola una sperimentazione per la reintroduzione della canapa alpina, sia Ars. Uni. VCO che ha messo a disposizione un supporto logistico territoriale, indispensabile per condurre in porto la sperimentazione. Saranno dieci i campi provinciali sede della sperimentazione; Viganella in valle Antrona nel Comune di Borgomezzavalle, Crodo presso l’Istituto Agrario Silvio Fobelli, Vallesone nel Comune di Domodossola, Varchignoli per Villadossola, a Cavandone e Zoverallo (Verbania), ben due campi a Trarego Viggiona e altri due in località della valle Anzasca, Vanzone con San Carlo e Bannio Anzino. I campi sperimentali interreranno sementi certificate di due varietà diverse di canapa sativa, la Futura e la Finola. Ciò per osservare quale specie si adatta meglio al territorio montano. I dieci campi sperimentativi saranno segnalati sul posto mediante l’affissione di appositi cartelli segnaletici e saranno costantemente monitorati dal personale agronomo dell’università. Lo stesso ateneo del Piemonte orientale, grazie ai monitoraggi, eseguirà delle ricerche perfino dal punto di vista turistico. Anche il raccolto che avverrà nel mese di settembre sotto l’egida delle professoresse Maria Cavalletto e Stefania Cerutti sarà eseguito dagli agricoltori sotto stretta sorveglianza del personale universitario.
Dicevamo della Canapa alpina, cioè la cannabis sativa, un tempo largamente coltivata alle nostre latitudini; potrà davvero essere un volano economico per le nostre vallate? L’esperienza fatta in Valle Antrona in questi anni e monitorata attentamente da chi vi scrive, dice di no. Sono troppo esili gli sbocchi economici condizionati da due fattori determinanti: la difficoltà di conferimento del prodotto e la mancanza di aree vaste di coltivazione. I piccoli campi ricavati sulle rive terrazzate dei nostri versanti alpini non sono in grado di sostenere una produzione sufficientemente redditizia per gli agricoltori. Inoltre nessuno si è fatto avanti con convinzione per l’acquisto della pianta giunta a maturazione. Nonostante tutto, la ricerca e la sperimentazione continuano perché la speranza di far tornare a vivere la gente nei nostri piccoli paesi grazie alle ritrovate tradizioni e a un ambiente incontaminato è una sfida che non può essere abbandonata. E la canapa, un tempo grande risorsa delle famiglie contadine, è elemento fondamentale per garantire continuità alle tradizioni tessili del territorio alpino. La speranza è di affiancare alla filiera tradizionale, cioè quella atta a produrre tessuti, cordami e calzature anche le moderne applicazioni che vedono introdurre i semi e i rizomi floreali nella fabbricazione di pane, pasta, biscotti e olio, le cui proprietà benefiche sono state riconosciute anche dal Ministero della Salute, dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e da numerose ricerche universitarie. Seguiremo con attenzione gli sviluppi della ricerca sperimentale partita in questi giorni grazie al progetto “Italian Mountain Lab” con la speranza che esso riesca a dare una nuova fonte di economia al territorio ossolano in cerca di nuove prospettive agricole e turistiche. Di sicuro non riusciremo a riportare la coltivazione della canapa come avveniva prima del declino imposto dall’abbandono della montagna e da leggi sbagliate che hanno criminalizzato la canapa alpina, ma se riuscissimo a dimostrare che l’economia delle nostre vallate passa anche attraverso queste esperienze di green economy e dall’utilizzo dei prodotti da esse derivati, avremmo compiuto un altro passo avanti per migliorare dal punto di vista agricolo il nostro territorio.
Pier Franco Midali - 15 maggio 2018