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necrologi

via vitis

Quello che sarà presentato sabato prossimo  al teatro la Fabbrica di Villadossola, non è soltanto un percorso pedestre o artistico. Al contrario, la Via Vitis rappresenta qualcosa di “intimo” con il territorio ossolano e con la sua secolare tradizione di piantare la vite e produrre il vino. La nostra rubrica “Ossola Rurale” non poteva esimersi dal promuovere e commentare uno degli itinerari più belli che l’Ossola possa vantare.  Perché la vite e il vino sono l’essenza stessa di questo territorio, e la promozione turistica passa attraverso i suoi consacrati calici. Dovessi dare una spiegazione sintetica di quest’idea, vi racconterei come il percorso della “Via Vitis”, qualora realizzato, unirebbe idealmente tutti i comuni viticoli dell’Ossola e diverrebbe un tragitto turistico che associa l’arte alla viticoltura. Vi riferirei di come Sergio Bertinotti, pittore di Mergozzo, esperto rappresentatore di “Vie” artistiche, abbia dedicato quattordici tele (oltre a una di epilogo e un’altra di prologo) raffiguranti le “tappe” del singolare percorso. Di come questo tragitto artistico ed enologico sia originale e unico nel suo genere, e di come la proposta abbia il patrocinio del Comune di Villadossola.
Volendo addentrarmi nello specifico, considero la vite, un tema rilevante della cultura ossolana, i cui reperti storici ancora presenti sul territorio, unitamente agli antichi documenti, raccontano l'atavica passione e la straordinaria capacità dei nostri viticultori di produrre vini eccellenti.  Dobbiamo altresì renderci conto di come i sentieri, soprattutto i più “panoramici” dal punto di vista ambientale e culturale, sappiano attirare camminatori e turisti. Ed è altresì vero che tra le tante proposte che l’Ossola “offre” alla sentieristica alpina, quella del vino non era ancora stata presa in considerazione.  Ecco perché occorreva porvi rimedio. Perché la Via Vitis non è il classico giro tra le cantine, da compiersi “una tantum”, degustando calici profumati. E’ una proposta che segna il territorio e aspetta i camminatori tutto l’anno, senza date e senza imposizioni. Al contrario è il territorio che aspetta il turista e ne facilità la permanenza segnalando le tappe migliori del percorso enologico. Se ricordate Ossola Rurale, vi aveva parlato dell’enoturismo. Di questa pratica in continua ascesa che sa associare il vino al territorio. Ebbene l’Ossola deve poter beneficiare del turismo grazie alla produzione dei suoi vini tipici. E che cosa meglio di un percorso che collega tra loro tutte le località ossolane che producono vino, potrebbe assecondare questa esigenza? Le norme regionali che vincolano l’enoturismo impongono agli operatori di tenere aperte le aziende almeno tre giorni la settimana.  La Via Vitis li coinvolge trecento sessantacinque giorni l’anno. Perché non si conoscono né il giorno né l’ora in cui il camminatore viene a trovarci. Segnalare il percorso significa aspettarlo, con piacere, ogni qualvolta voglia venire da noi. E dobbiamo saperlo ricevere ponendo in primo piano il vino ossolano. I vignaioli devono saper accogliere il viandante “spiegando le caratteristiche che legano il vino al territorio, le aziende che lo producono, le particolarità organolettiche che lo nobilitano, l’esplorazione dei sapori e dei profumi che lo contraddistinguono e le tradizioni e le credenze che ancor oggi si riscontrano nei luoghi di produzione”. L’amico Giuseppe Possa che ha condiviso con me l’idea della Via Vitis afferma che “Se il vino, con le attività legate alla sua produzione e alle occasioni in cui viene consumato, è stato fin dai tempi più antichi oggetto della rappresentazione artistica, mai, però, questo tema è stato affrontato in un unico “percorso”, occhieggiante alla sorgente del divino e del sacro, con una logica concatenazione nel tempo e nella peculiarità delle vicende, come l’ha dipinto il pittore di Mergozzo”.  E allora Beviamo del buon vino e lasciamo andare l’acqua al mulino ma soprattutto continuiamo a produrlo questo buon vino e impariamo a sostenerlo con maestria.  E promuoviamolo mediante un percorso tra le località ossolane, in cui la vite e il vino hanno segnato sia la storia delle borgate sia i volti rugosi dei vignaioli nostrani.
Persone che hanno saputo tramandare l’arte antica della viticultura sino a farle meritare, da queste parti, l’appellativo di “eroica”. Un lavoro manuale, artigianale, quasi mai sostenuto da macchinari o attrezzature agricole automatiche, impossibili da utilizzare sulle rive terrazzate contornanti i villaggi alpini. Un impegno scandito semplicemente dai ritmi della natura e dal susseguirsi delle stagioni che segnano l’esistenza di uomini e vitigni. Un lavoro che diventa arte, sia in cantina, sia nei vigneti.  Condito soltanto dalla naturale concretezza delle genti ossolane, che per secoli hanno saputo farlo diventare solida base su cui costruire un’economia familiare di sussistenza, una fonte di guadagno, uno straordinario modo di concepire e pianificare il territorio. In definitiva, azioni quotidiane che ripetute per secoli si sono rivelate propizie a favorire la vita e garantire la permanenza su queste terre avare e difficili.

 

Pier Franco Midali