Come scritto nel mio precedente
articolo del 16 febbraio la qualità del servizio di cardiochirurgia utilizzata ha consentito di superare i notevoli ostacoli del cuore profondamente malato.
In Piemonte vi sono eccellenti cardiochirurgie tra cui quelle di Torino e di Novara. La mia antica conoscenza della sanità, sempre aggiornata, mi ha fatto scegliere la cardiochirurgia di Alessandria che considero centro di eccellenza grazie soprattutto al giovanissimo direttore di cardiochirurgia il Dott. Andrea Audo di origine ossolana, luogo in cui abito da oltre cinquant’anni. Si è distinto a livello internazionale per alcune innovazioni importanti e per il buon esito degli interventi di cardiochirurgia. Il Dott. Audo si è anche circondato di una squadra di giovani medici che, secondo il mio parere, hanno la capacità di dare un contributo collettivo senza servile subordinazione.
Nell’Ospedale di Domodossola, prima tappa del mio percorso, ho usufruito del reparto di cardiologia che a suo tempo avevo realizzato insieme ad altri servizi negli anni ‘80 come allora Presidente dell’ASL di Domodossola (Allora USSL 56 ). Dopo gli esami effettuati si è deciso immediatamente di utilizzare come metodo di indagine e di intervento l’emodinamica che tanto mi è stata a cuore e che fu realizzata pochi anni fa grazie alla determinazione del Dott. Giacoletto oltre che del sottoscritto.
Purtroppo la situazione si è presentata molto più grave del previsto, ancor prima di parlare con i medici me ne sono reso conto dalle espressioni preoccupare sia del primario di cardiologia che degli altri operatori. Mi hanno immediatamente proposto un intervento di cardiochirurgia e come motivato sopra ho scelto la cardiochirurgia di Alessandria.
Dopo questa esperienza personale sono sempre più convinto che si rende assolutamente necessario collegare i servizi di livello superiore della sanità a quelli definiti di primo livello in modo tale che l’organizzazione garantisca il massimo della qualità. Su tale importante questione aggiungo che al di là delle tesi dei soliti luminari le cui risposte sono quelle di accentrare abbandonando le periferie in conseguenza dell’evoluzione della medicina e della tecnologia, come scrissi di recente, la sanità avrebbe bisogno di una rivoluzione copernicana. E’ fondamentale unire i servizi di primo livello con quelli del territorio (guardia medica, medici di famiglia e pediatra)come già realizzato a Domodossola dal servizio pediatrico che, non solo ha permesso in collaborazione con i ginecologici dipendenti di usufruire di un servizio aggiuntivo, ma ha evitato l’accesso al DEA con ulteriori ingolfamenti per oltre 5.000 utenti. Altra questione da risolvere è il fatto che i servizi sono “fatturati” prevalentemente sulla quantità e non sulla qualità e di conseguenza può capitare che l’organizzazione che esprime qualità non venga debitamente premiata.
Il risultato ottenuto, che considero un mezzo miracolo è stato frutto di una scelta dolorosa che però, visto il risultato per ora positivo, mi ha consentito di scrivere questo articolo e di poter portare avanti nel futuro i noti problemi delle periferie a partire dalla sanità che da sempre è stata al centro delle mie più importanti iniziative.
Bernardino Gallo - 11 marzo 2019