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necrologi

ospedale domo entrata

Da un lungo e articolato documento dell'aprile 2003 dal titolo "Un patto per l'Ossola" scritto

da Enrico Borghi, oggi deputato, estrapolo e sintetizzo alcune considerazioni e proposte:

-le tre realtà del Vco, in passato alto novarese, costituite dal Cusio, dal Verbano e dall'Ossola storicamente consolidate e distinte,

-la necessità di una provincia autonoma ma federale per garantire le tre aree

-la necessità di una democrazia dal basso.

Tale documento fu coperto da copyright nel 2009, suppongo per affermarne la validità.

A me pare che la recente iniziativa politica di Borghi abbia preso una direzione diametralmente opposta su tutte tali questioni, tant'è che ha fatto intendere che la difesa dell'Ossola è una regressione verso la municipalità, l'individualismo e il personalismo, e che la parola competerebbe al suo partito e non alle associazioni di bocce...

La verità è che in questi anni è stata abbandonata soprattutto la democrazia dal basso, sposando quella calata dall'alto, che è stata praticata alla grande e "imposta" ad amministratori ed esponenti di partito locali, molti dei quali scelti per l'obbedienza piuttosto che per le qualità che non metto in discussione. La quasi totalità ha assunto posizioni assolutamente in contrasto con decisioni solenni prese anche in un recentissimo passato. Rammentate lo slogan “il San Biagio vive se vive il Dea, senza... muore anche l'Ossola?”

Quale ne siano le eventuali motivazioni per cambiare idea, ne lascio ai lettori la valutazione. Si dirà che solo gli imbecilli non cambiano opinione, ma i fatti hanno la testa dura e che l'Ossola avesse bisogno di una forte scossa e d'iniziative che ne arrestassero il declino per tentare una ripresa, l'aveva profondamente compresa l'attuale vescovo Brambilla, quando ha suggerito ai politici e amministratori dell'Ossola un'iniziativa chiamata Stati Generali. Tale proposta fu condivisa inizialmente anche con qualche elaborazione interessante, e poi inspiegabilmente abbandonata. Il Vescovo credo che abbia compreso che a lavar la testa all'asino si perda tempo e fatica.

Sempre Borghi, in un documento dell'agosto 2011 dal titolo Sanità: una vicenda politica, una faccenda democratica, scriveva: " il san Biagio, l’ethnos ossolano - l’ospedale san Biagio costituisce, non da oggi, il coagulo del sentimento identitario degli ossolani". Conseguentemente svenderlo distrugge Ossola e ossolani”.

Io non ho cambiato idea sul ruolo dell'Ossola e sulla sanità, su cui ho lanciate idee forse troppo all'avanguardia, e denuncio che il San Biagio è sempre sotto attacco con azioni articolate dirette e subdole che favoriscono il Castelli e soprattutto il privato convenzionato che ha il 70% dei posti letto nel Vco. Di tale disagio ne sono testimonianza le liste di attesa per analisi prestazioni ambulatoriali e anche per interventi chirurgici in sala operatoria. La carenza di personale è oramai cronica in tutti i settori tra cui il Dea, con notevoli aggravi per gli utenti e il personale.

Di recente sono di nuovo tra gli obiettivi di ridimensionamento o chiusura per "dissanguamento" il punto nascite e il country pediatrico. Infatti si dirottano a Verbania gran parte dei parti e si impedisce che si facciano i cesarei. Anche il parto indolore si fa solo a Verbania. Il country pediatrico è bombardato anche con feroce attacco all'inventore e "gestore" dell'iniziativa. Rammentiamo che senza punto nascite si fa saltare il Dea con le conseguenze di declassare il San Biagio.

Altro che mantenere i servizi in attesa dell'ospedale unico a Ornavasso! Su quest'ultimo si stanno spendendo circa 50.000 € che non sarebbero serviti se si sceglieva il progetto di Renzo Piano, con consulente Veronesi, previsto per il sito di Piedimulera; ammesso e non concesso che la scelta giusta fosse un Ospedale Unico.

Si è preferito sperperare tanti soldi, che saranno magari incassati da tecnici di "area", compresi amministratori - tecnici che hanno già usufruito di sovvenzioni per struttura socio sanitaria, magari del loro comune.

Credo sia necessario una pressione istituzionale di Domodossola permanente e continua, se il sindaco abbandona l'autarchia magari costituendo una commissione mista comune, sindaci disponibili e con associazioni di ogni genere, come Insieme per un Dono, e numerose altre anche, che siano di supporto e valutino la possibilità di organizzare una nuova manifestazione popolare che sicuramente farebbe cambiare il clima politico negativo sul San Biagio.

Altra questione che occorre praticare è quella di costruire alleanze a 360° sia istituzionali chiamando a responsabilità i sindaci e le unioni per rimetterli sui binari dai quali hanno deragliato .

Comprendo che la battaglia è difficile in un clima di crisi generale, ma è necessario mobilitarsi.

Bernardino Gallo - 2 marzo 2017