Fino a quattro anni fa, tra le rappresentanze istituzionali e politiche, i sindaci erano quelli che avevano ancora una discreta credibilità da parte degli elettori perché mantenevano la parola data anche quando i partiti di appartenenza li sollecitavano a scelte in contrasto con i programmi elettorali o impegni presi. La situazione è notevolmente peggiorata da quando le scelte dei candidati sindaci sono state fatte dall’alto tra figure ubbidienti non al Popolo ma al centralismo non democratico dei partiti; è capitato che qualcuno è stato minacciato di non essere candidato al secondo mandato. La situazione nel Vco, particolarmente in Ossola, è notevolmente peggiorata soprattutto sui temi ospedali e sanità. Oggi vi sono e posizioni calate dall’alto, di parte o per convenienza,soprattutto su questioni concernenti l’UNICUM (nuovo ospedale sul cucuzzolo di Ornavasso). Un silenzio generalizzato sulle cambiali del (project financing), il metodo di realizzazione, una procedura costosa, condannata da parecchi soggetti come la Corte dei Conti del Veneto e altri come il ministro del Rio. Significa firmare delle costose cambiali che peseranno per i successivi 25– 30 anni sulla gestione dell’ASL Vco con aumento di costi di gestione e di servizi affidati a privati, aumentando l’anomalia dell’eccessivo peso della sanità privata nel Vco, che al momento è già al 70% mentre la pubblica è del 30%. Leggendo le sentenze parrebbe anche che tale procedura si possa anche prestare alla non trasparenza. Da noi gran parte degli amministratori e sindaci fanno finta di non rammentare gli impegni presi in difesa degli ospedali esistenti. In passato con un referendum popolare finalizzato alla conquista della provincia e, in seguito, con la difesa a 360 gradi del San Biagio da parte di amministratori e associazioni, con ben tre manifestazioni popolari alle quali tutti i sindaci avevano aderito con innumerevoli impegni anche con documenti scritti: Rammentiamo (project financing), il PD che nella vetrina del circolo con sede a Domodossola, ma rappresentava anche altri comuni nei dintorni, aveva scritto sul famoso manifesto “… Il San Biagio vive se vive il DEA, senza … muore anche l’Ossola…”. Impegni traditi per allinearsi agli ordini calati dall’alto. Vi è stata una vera e propria strategia di frattura dell’Ossola Superiore con l’Ossola inferiore; una manovra per allearsi, per meri calcoli politici, col Verbano, anche se in estrema contraddizione con precedenti dichiarazioni e impegni. Con questa strategia si condanna l’Ossola Superiore a un futuro di degrado e di spoliazione. Vi sono continue pressioni sul CISS dell’Ossola per farlo assorbire da quello di Verbania. Rinfreschiamoci la memoria con i titoli dei seguenti documenti dell’on Borghi tra i protagonisti più autorevoli di quest’operazione: “UN PATTO PER L’OSSOLA” e “SANITA’: UNA VICENDA POLITICA, UNA FACCENDA DEMOCRATICA”. In tali documenti si sosteneva la difesa del San Biagio, che la provincia dovesse essere federale per la “tripolarità” geografica e storica con un ruolo importante per l’Ossola. Provincia paragonata al Friuli Venezia Giulia ove furono forzosamente “costretti” a convivere: friulani, slavi e giuliani. Tutti fanno finta d’ignorare che nel Vco la sanità pubblica è al 30% mentre quella privata è al 70%, dati più volte da me denunciati e mai smentiti dall’ASL Vco. Altra questione ignorata è che in questo territorio tripolare, periferico, montano e con viabilità già difficoltosa con il bel tempo, la provincia è assolutamente tripolare e per questo dovrebbe essere federale, come sosteneva anche l’on Borghi in uno dei suoi documenti sopra richiamati. Sostengo da qualche tempo che la collocazione in questo territorio di un unico ospedale non garantisce l’intervento di urgenza ed emergenza che deve essere realizzato senza superare un’ora, come stabiliscono tutte le linee delle varie discipline mediche. Questione assolutamente ignorata da tecnici e politici. Come si fa anche a ignorare che senza ospedale, l’ultima attività restata a Domodossola, ci sarà una crisi economica. Con tale chiusura anche i valori catastali dei comuni della valle, (Domodossola e dei dintorni), avrebbero un crollo disastroso del valore; vi sarà anche il deprezzamento della struttura del S. Biagio che si potrà solo svendere per un piatto di lenticchie. Rammentiamo che anche la cittadella della salute è stata già dirottata a Crevoladossola ove vi sono molte cattedrali nel deserto costruite da precedenti amministrazioni e non utilizzate. Meno male che, in quest’ultimo periodo, sono stati lanciati dei veri siluri in direzione della procedura concernente l’ospedale unico sul colle d’Ornavasso. Due ricorsi al TAR, un primo proposto dal sindaco Pizzi e un altro da una ditta che ha intenzione di partecipare al bando. In questi giorni vi è stata anche una mozione approvata dal consiglio comunale di Domo e proposta dal sindaco, nella quale si è difeso il San Biagio, ma è stata aggiunto che, se la regione insiste su un solo ospedale nuovo, questo dovrà essere costruito nella piana tra Domo e Villa. Spero sia solo tattica ma è benzina sul fuoco. Io preferisco la “diritta via” che è quella di andare avanti nella difesa del San Biagio, magari sollecitando le varie associazioni per una nuova e grande manifestazione popolare che, ripeto, è l’unica iniziativa per far tornare sui propri passi i vari sindaci. Comunque, nelle linee programmatiche di Pizzi c’era la difesa del San Biagio, preceduta da manifesti giganti nella campagna elettorale, pertanto si deve proseguire su questa strada come per il ruolo di Domodossola capoluogo che è stato abbandonato con una chiusura a testuggine nel pentagono delle antiche mura. Rendo atto alla consigliera Oliva di una lodevole coerenza con l’astensione su tale mozione. Un nuovo ospedale non sarà meglio del San Biagio e del Castelli e non garantirebbe l’urgenza e l’emergenza oggi assicurata da 2 DEA e un pronto soccorso. Una gestione democratica regionale non forzerebbe sull’ospedale unico senza una verifica popolare e una condivisione con partiti e 5 Stelle; questa giunta che tra un anno sarà sostituita alla guida del Piemonte. Appello inutile il mio, considerato che la giunta (Chiamparino, Reschigna e Saitta), ha intenzione, da tempo, di cancellare il San Biagio. La dimostrazione è che costrinsero di scegliere, in pochi giorni, quale ospedale doveva restare con il DEA, la rappresentanza dei sindaci, nella quale c’era anche un medico nella figura di Mellano di Omegna, scelse il San Biagio con un irreprensibile documento prevalentemente tecnico ma con tutti spunti miei. A quel punto Reschigna & C. s’inventarono l’ospedale unico a Ornavasso, irraggiungibile senza nuove strade ma con vista Verbania dal cucuzzolo. Anche per la nomina dei tecnici dirigenti nella sanità si sta procedendo pancia a terra nonostante che costoro avranno incarichi che andranno ben oltre la fine del mandato di questa giunta. Al sindaco di Domo rammento che si era impegnato con due manifesti giganti oltre che nel programma elettorale, di difendere il San Biagio. Se si cambia idea, si ha il dovere di spiegare e apprezzo la coerenza della consigliera Marina Oliva di Domodossola che si è astenuta sulla mozione. Aggiungo che Domo non svolge per niente il suo ruolo di storico capoluogo anche se sbandierato nel programma elettorale forse scopiazzando. Con l’iniziativa popolare e coinvolgimenti di associazioni si potrebbero convincere di nuovo i sindaci, che prima erano tutti a favore del San Biagio e Pizzi potrebbe iniziare a svolgere il ruolo di sindaco del capoluogo anziché chiudersi nelle antiche mura di Domo, il cosiddetto pentagono, nei quali ha trascinato la sua maggioranza.
Bernardino Gallo – 2 maggio 2018