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Lo scrittore pistoiese Daniele Rovai, autore del libro inchiesta “Salute negata”. “La nuova sanità toscana”, ha illustrato in una lunga relazione corredata di molti dati e di gran parte delle infinite magagne del “project financing” utilizzato per la costruzione di tre nuovi ospedali della Toscana. La conferenza stampa è stata organizzata dall’associazione MOTO e sponsorizzata dalla SOMS di Domodossola che ha messo a disposizione una sala riunioni. Comunque è da rammentare che non è solo la Toscana a trazione rossa ma anche il Veneto a trazione verde che ha adottato tale procedura per due ospedali e noi abbiamo ampiamente documentato la stroncatura anche dettagliata della Corte dei Conti Veneta. Aggiungiamo che la procedura di “project financing” è utilizzata anche per la realizzazione di altre opere pubbliche tra cui strade e superstrade e, udite udite, financo il ministro uscente del Rio, ha criticato duramente tale procedura. In sostanza lo scrittore Daniele Rovai ha fatto intendere che questo sistema consente di regalare soldi a un privato il cui rischio d’impresa è ridotto all’osso o inesistente, e al quale si garantiscono proventi derivanti non solo dalla costruzione ma dalla gestione dei servizi di supporto a quelli sanitari, ma anche di tipo commerciale: sostanzialmente cambiali del Pubblico al Privato di circa 19 anni in Toscana ma di almeno 25 anni in Piemonte. Forse i convenuti si aspettavano qualche valutazione anche della nostra realtà concernente il tentativo di costruire un nuovo ospedale nel territorio di competenza dell’ASL vco con tale analoga procedura, questione che più volte ho stroncato più che criticato e non solo per il metodo ma anche per averlo collocato su una collina di Ornavasso, povero d’infrastrutture che pure sono onerose. Infatti, si dovrà costruire una strada di collegamento che cozza con la realtà dello sfascio delle strade tutte del VCO; aggiungo che c’è la prospettiva di svendere il Castelli e il San Biagio come, in generale, il project financing prevede per le strutture che sarebbero sostituite con quelle nuove. Sottolineo svendere. Altra questione sulla quale tutti "nicchiano" è che con un unico ospedale generale, ovunque lo si collochi, anche in area meno infelice e costosa di quella di Ornavasso, non si garantirebbero l'urgenza e l'emergenza di utenti che sono, residenti o turisti, in realtà più che periferiche, montane e con viabilità problematica, come in tantissime valli dall’Antigorio, Formazza fino alla Cannobina. Rammento che l’urgenza e l’emergenza deve essere garantita e assicurata nel tempo massimo di un’ora altrimenti si rischia la vita o gravi danni se si sopravvive. La scelta del “project financing” incrementerebbe ancora di più la sanità privata convenzionata che nel Vco è già ipertrofica con il 70% rispetto al 30% di quella pubblica. Un calcolo con l’abaco ridurrebbe la sanità pubblica al 10 -15 % e con l’aggravio dei costi futuri da elargire al privato e del dissesto economico soprattutto dell’alta Ossola ove si aggiungerà la svalutazione selvaggia dei valori delle abitazioni e degli immobili. Per tali e altre motivazioni oltre che la reale bontà delle strutture e attrezzature super vantate dalla dirigenza fino a poco tempo fa, ripeto che è necessario mantenere gli attuali presidi sanitari con Dea, Castelli e San Biagio, oltre al Madonna del Popolo che oltre al Coq dovrebbe integrare l’urgenza e l’emergenza con un pronto soccorso, magari coinvolgendo pediatri, come col punto nascite di Domodossola, e medici di base. Non è possibile costruire solo ospedali super attrezzati sempre più distanti dai territori e dalle periferie per le nuove e sempre più sofisticate attrezzature o per la sempre maggiore parcellizzazione a causa delle sempre nuove specialità nella medicina in generale. Nelle periferie e nelle aree montane soprattutto, gli ospedali devono garantire quelli che io definisco servizi sanitari di base insieme a un’adeguata ed efficace organizzazione per l’urgenza e l’emergenza (ex118). La qualità, che è subordinata prevalentemente a numeri degli interventi, si dovrà realizzare con il collegamento tra operatori e strutture ospedaliere di primo e secondo livello che, nella nostra realtà è Novara anche in posizione eccentrica rispetto al territorio; così come fatto per l’emodinamica a Domodossola. Altra problematica importante per una buona organizzazione socio sanitaria in periferia è di integrare l’ospedale con il territorio e non allontanarlo come alcuni sostengono senza alcun risultato positivo.

Bernardino Gallo – 28 maggio 2018