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Nel nostro cammino abbiamo attraversato bellissimi borghi come Bollengo, Palazzo Canavese, Piverone ed infine a Viverone, passando da sentieri, vigneti e scorci incantati sul suggestivo lago.
Abbiamo incontrato molta gente del posto, il parroco di Palazzo Canavese che ci ha raccontato di Adriano Olivetti, scusate l'ignoranza ma non sapevo che fosse nato in questo paese, che ci ha raccontato la persona oltre che l'imprenditore, le sue idee e ciò che aveva fatto per il paese; la signora Vanda di novanta e passa anni di Piverone, che vedendoci passare dal balcone ci ha urlato "andate dal Papa?" ed anche lei ci ha parlato della sua intensa vita tra guerre e lavoro, molto orgogliosa dei suoi figli e della mancanza di suo marito, mancato pochi anni fa...", e ancora i bambini dell'elementari che ci salutavano dal cortile della scuola, mentre un signore amante delle camminate in montagna, incuriosito, si è avvicinato a noi, poveri pellegrini puzzosi che mangiavamo un pezzo di pane con il formaggio del posto, chiedendoci il nostro percorso.
Arrivati a Viverone molto presto siamo andati diretti al B&B per fare una passeggiata tranquilla sul lago. Peccato che per ora è tutto chiuso per la bassa stagione, ma si stanno preparando per realizzare dei mercatini di Natale che rimarranno da fine novembre all'epifania.
La tappa di oggi si presenta breve. Una ventina di chilometri più o meno, non molto divertenti, diciamo da turisti Abbiamo iniziato camminando tra le vie del borgo di Viverone in salita, fino al castello di Roppolo, fondato su una torre del X secolo di proprietà del conte Cavagliá, intorno alla quale si sviluppò l'intero complesso. Vi raccontiamo un po' della sua storia.
Il castello fu al centro delle lotte fra i Visconti, i Savoia e i Marchesi del Monferrato, infine diventò proprietà del Duca Amedeo VIII di Savoia che investi del feudo Ludovico Valperga di Masino. Due parole per collegarci alla leggenda del "murato vivo" , che ha catturato un po' la nostra attenzione. Tutto inizia con Ludovico Valperga , dispotico e crudele. Venne coinvolto nel 1459, nella scomparsa di Bernardo Valperga di Mazzè, passato poi alla storia come il " murato vivo". Durante alcuni lavori di restauro nel 1800 venne alla luce un armatura completa contenente resti umani ... Erano quelli del Mazzè. Si racconta che qualcuno vede ancora il suo fantasma nelle notti di luna piena aggirarsi attorno alla torre, emettendo lamenti udibili dal Colle di San Giacomo. Fino alle case attorno al castello....un consiglio: se vi trovate da queste parte di notte e soffrite di cuore... scappate....brrrrr che paura! A parte le leggende, la vista che si gode dal castello, sul lago, è meravigliosa, spazia dalle montagne, al lago e i borghi sottostanti. Sappiate che però che è una variante della via Francigena. Vi allungherà di qualche chilometro la tappa, ma merita tantissimo.
Usciti dal castello, abbiamo percorso un sentiero dolce nel bosco fino a Caravaglia, un grazioso paese con particolari cartelli che non si vedevano da anni come "non sputare"... perché c'è bisogno di scriverlo? Una cittadina ricca di storia: l'Oratorio di San Rocco (d'epoca barocca, ma originariamente chiesa romanica, di cui resta solo il campanile), la Parrocchia di San Michele ( di stile barocco ), il Castello, meraviglioso, quasi fiabesco, del XVIII secolo e, in aperta campagna, il Santuario di Santa Maria di Babilone (dalla descrizione della guida ci aspettavamo qualcosa di maestoso, invece è una carina cappella all'interno del cimitero... chiusa ...boh!). I rilievi si sono addolciti e l'orizzonte e' diventato stranamente piatto, il tragitto ci ha portato ad attraversare numerosi campi di grano e pannocchie, ormai arati; arrivati alle porte di Santhià abbiamo dovuto valicare l'autostrada con un cavalcavia, per poi costeggiare per qualche chilometro quest'ultima, ed in questo tratto i camionisti vedendoci dai loro colossi, ci suonavano per salutarci come dei giganti buoni. Una breve pausa su un ponticello in mezzo ai campi di grano, per mangiare un pezzo di pane e formaggio, al sole ormai debole delle tre, ed anche qui gli agricoltori, passando con i loro trattori ci salutavano sorridenti. Com'è bella la vita quando è tutto semplice!
Ancora campi , cascine e fienili, fino ad arrivare finalmente a Santhiá. Ritirate le chiavi dell'Ostello (buono e ben organizzato) al bar della piazza, abbiamo lasciato gli zaini ed abbiamo fatto un giretto per il piccolo borgo soffermandoci sulla chiesa di Sant'Agata, patrona della città, la prima chiesa trovata aperta! Yeaaaaa! Al suo interno ci sono molti affreschi d'epoca recente, ma la cosa più particolare è una "botola" in vetro che permette di vedere le fondamenta dell'antica chiesa, costruita sui resti di un cimitero, infatti son ben visibili delle ossa e alcuni teschi. A sinistra della navata centrale si trovano delle scale che portano alla cripta di Santo Stefano, una cripta romanica, vero nucleo originario della chiesa, sinceramente la parte più bella ed emozionante. Rientrati in ostello, dopo una doccia calda, siamo usciti per cena, in una trattoria convenzionata ... Top!!! Andre da bravo pellegrino non si è fatto mancare nulla....giustamente bisogna assaggiare tutti i prodotti locali....l'oste, appena arrivati, ha subito decantato che per i pellegrini avrebbe fatto assaggiare un po' di tutto, in particolare la Panissa e subito ad Andre gli si sono illuminati gli occhi come se avesse visto la madonna! Fatto sta che in quattro quattro otto gli sono stati serviti agnolotti piemontesi e tagliolini freschi ai funghi , per secondo verdure per me e per il carnivoro un povero vitello tonnato...... Subito dopo e' arrivato il cameriere, che accortosi di non aver portato l'assaggio di Panissa ad Andre, si scusa dicendogli che avrebbe portato subito un assaggino.... Alla faccia dell'assaggino!! Era una porzione formato famiglia!!!
Il cammino per quest'anno è quasi terminato, domani gli ultimi chilometri, tutte le considerazioni le faremo più in là, quando avremo assimilato un po' l'esperienza... Sicuramente un cammino cambia forse anche qualcosa in una coppia.... Vedremo... Sicuramente domani ci si alzerà con uno spirito diverso, con la voglia di percorrere gli ultimi chilometri, ma anche di non terminare, noi termineremo veramente con l'arrivo a Roma, perciò boh sarà una cosa strana. Vedremo... Bisogna viverla prima di tutto! Per ora, apriamo il sacco a pelo, spegniamo la luce, domani solo il cammino sa quello che ci aspetta!
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